Qui ed ora

NAPOLI, ATTACCO CAMORRISTICO ALLA CASERMA DEI CARABINIERI: E SE LA PROSSIMA VOLTA FOSSE VENDETTA?

Secondigliano, Napoli. Due scooter, su ognuno dei quali due malavitosi armati di kalashnikov, e decine di colpi sparati contro la caserma dei carabinieri. Nessun ferito, l’intenzione non era quella di colpire un bersaglio umano, ma piuttosto di lanciare un segnale forte e chiaro.

Se avessero voluto che ci scappasse il morto, di certo non avrebbero mirato all’ingresso della caserma, con la probabilità di danneggiare solo una finestra, un’automobile e nulla più. Chi impugna un’arma di questo calibro, sa di certo anche come commettere reati ben più gravi. L’intenzione era quella di dimostrare alle forze dell’ordine che la criminalità organizzata resiste, e non si lascia intimidire o arrestare dagli interventi dei carabinieri. Loro stessi hanno provato a dare un’interpretazione dell’attacco, la più solida delle quali parrebbe essere un moto di rabbia, un gesto di sfida, insomma una sorta di vendetta dopo che i carabinieri hanno accompagnato gli assistenti sociali incaricati di togliere i figli alla famiglia di un boss latitante.

In giornata sono stati numerosi i rappresentanti delle istituzioni che si sono recati in visita alla caserma, tra cui il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca che ha così commentato l’accaduto: «Sono stato alla caserma di Secondigliano per testimoniare la solidarietà delle istituzioni e mia personale ai militari dell’Arma impegnati nella quotidiana battaglia per la legalità. Abbiamo ribadito il nostro pieno sostegno e la vicinanza ai carabinieri e alle forze dell’ordine. L’impegno della Regione è quello di contribuire con interventi strutturali e sulla video sorveglianza utilizzando i fondi europei».

L’episodio, che resta in sé un fatto di cronaca, dovrebbe però diventare uno spunto su cui riflettere. Data la propensione, nelle famiglie camorristiche, di stabilire una certa continuità tra padre e figlio, ragion per cui i rudimenti del mestiere vengono tramandati solennemente di generazione in generazione, si è pensato di intervenire sul problema privando i genitori dei loro futuri apprendisti. Magari anche nella speranza che, una volta allontanati dagli affetti più cari, possano tornare sulla retta via.

Una domanda però si impone: e se invece di indebolire il camorrista battendo sul suo tallone d’Achille, si finisse per intestardirlo ancora di più, rendendo ancora più aspro e violento l’odio e l’avversione nei confronti dello Stato e delle istituzioni? Il raid d’origine malavitosa messo in atto stanotte a Secondigliano fa sorgere il dubbio che, se da un lato i carabinieri non si lasciano intimidire, come ha detto il generale De Vita e com’è giusto che sia, dall’altro sembra che il modo di reagire più spontaneo per un criminale di questo tipo sia ancora altra violenza. E se la prossima volta, anziché con un avvertimento, rispondessero con una vendetta vera e propria? Resta l’enigma della camorra, il cui nodo risulta sempre complicato da sciogliere quando si tratta di trovare la soluzione più adatta al dilagare della città di Gomorra.

Potrebbe piacerti...