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NEL CARCERE DI POGGIOREALE VIENE PROIETTATO IL FILM DI SANTORO:”rOBINù”,ALLA PRESENZA DEL MINISTRO ORLANDO.

Sul fenomeno dei clan camorristici di giovanissimi e delle “stese”, le sparatorie in pieno centro di Napoli da parte di ragazzini in scooter, “lo Stato è in campo con gli strumenti della repressione, ma poi emerge l’esigenza che si vada oltre, si intervenga sul fronte della scuola, dello sviluppo economico, della battaglia culturale”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, prima di assistere alla proiezione di Robinù, il docufilm di Michele Santoro, che è stato proiettato oggi davanti a una platea di detenuti all’interno del carcere di Poggioreale. Orlando ha spiegato che si deve “provare a prosciugare il bacino in cui questa pianta crescere costantemente”, sottolineando che questa battaglia “non può essere delegata – ha detto – solo alle agenzie e ai soggetti istituzionali ma deve diventare una battaglia in cui ci sia un protagonismo di carattere collettivo”. Il Ministro Orlando,con un linguaggio semplice,asciutto ed efficace, ha risposto alle domande di cinque detenuti sul reinserimento,sulle pene,sul lavoro in carcere,sulla spettacolarizzazione di alcuni processi.

“Manca una profonda trasformazione della vita penitenziaria. Il modello è “passivizzante”: ti dice “non fare niente di male”, ma non ti invita a fare “qualcosa di bene”. Puntiamo a far approvare la delega sull’ordinamento penitenziario contenuta nella riforma penale, per costruire un nuovo tipo di trattamento, che metta alla prova le persone offrendo possibilità di riscatto”, ha ripetuto in un suo intervento. Nelle conclusioni ha lodato il lavoro del volontariato nelle carcere,un lavoro “che funge da raccordo con il mondo esterno,che però nella stragrande maggioranza è per raddoppiare le pene,gettare la chiave.Eppure la Costituzione è lì a dirci quello che noi non facciamo ancora con coraggio.”

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