Quindi il sacro blog oggi informa il web e l’universo mondo che un avviso di garanzia non significa condanna e che quindi ‘non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce stesso’.
Cioè significa che se un sindaco dovesse ricevere un avviso di garanzia non verrebbe automaticamente espulso (mandiamo un abbraccio a Pizzarotti).
Evitando di farmi gli affari in casa grillina, però vi segnalo due questioni:
1. il garantismo grillino puzza di ipocrisia da mille miglia di distanza, e di opportunismo, o di preoccupazione per eventuali indagini. Ma noi che siamo davvero garantisti non possiamo non essere contenti di questa svolta. Temo succedanea e quindi posticcia. Purtroppo.
2. ma come funziona esattamente lo statuto/regolamento di questo Partito? Chi decide le regole? Quando vengono cambiate? Chi controlla cosa? è un partito o una società privata? Non vorrei che fossero domande oziose, perché, soprattutto ai nominatisi difensori della Costituzione, ricordo che l’art.49 recita: tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Ecco questa è una sfida da post-verità, riuscire a rompere il velo di ipocrisia attorno al M5S, un non-partito, un partito azienda 2.0, un partito padronale, eterodiretto da una società privata.
Cos’è la post-verità? La posizione politica di Grillo sull’avviso di garanzia, che ieri causava espulsione dal M5S, oggi no, domani chissà. Senza una spiegazione, senza uno straccio di riga in cui ci sia scritto: ‘scusate, ci siamo sbagliati’. Come in 1984, 2+2 = 5, ma più correttamente a volte 5, a volte 3, a volte 4.
Per questo, insisto, il tema post-verità è politico-culturale e non normativo, ha a che fare con i corpi intermedi e con la formazione dell’opinione pubblica.
FRANCESCO NICODEMO
