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P.DOMENICO PIZZUTI:”NON ARRENDERSI ALLE PAURE.UNA MOBILITAZIONE DAL BASSO PER I DIRITTI DEI ROM.”

Nella tormentata vicenda della Comunità Rom di Cupa Perillo a Scampia, che non solo ha subito un incendio doloso di baracche degli abitanti e di camion dell’isola ecologica, devastando il suolo da bonificare da parte dell’amministrazione comunale, ma riscontrato diversamente eccitazione degli animi di strati di popolazione dei quartieri Miano e Scampia con forme anche di isteria collettiva come è stato opportunamente rilevato su questo giornale da Maurizio Braucci, con i conseguenti trasferimenti provvisori di famiglie Rom nelle locations dell’Auditorium della Vlll Municipalità e nella Caserma Boscariello di circa 300 Rom in attesa di sistemazioni più adeguate, ma la mobilitazione tempestiva di Rom e cittadini italiani singoli o associati nell’attivo Comitato “Abitare Cupa Perillo”. Dal mio buen retiro di Scampia al di là delle cronache non sempre neutrali si avverte l’esigenza di ulteriori riflessioni che facciano luce su dinamiche sociali, attori, responsabilità e permettano qualche valutazione non moralistica. Altrimenti tutto quello che appare, si manifesta, e viene rendicontato dai media con parole ed immagini, per questo solo fatto per menti non attrezzate culturalmente o strumentalizzate rischia di essere giustificato ed assunto come modello​ ​di​ ​comportamenti​ ​sociali​ ​e​ ​di​ ​gestione​ ​dei​ ​conflitti​ ​. Nelle strategie di singoli anche delle istituzioni locali, associazioni o Comitati nell’ostilità nei confronti della presenza di popolazioni Rom sul rispettivo territorio (anche se data da decenni), chiaramente si manifestano dinamiche di esclusione, discriminazione, discorsi di odio, attacchi violenti – come per esempio documenta per l’intero paese il “Rapporto annuale 2016” dell’Associazione 21 luglio onlus pp.36-46 – in cui non sempre è facile individuare fino a che punto si configurano incitamenti alla discriminazione, all’esclusione, condotte violente passibili di sanzionamento, come senza dubbio l’incendio doloso del c.d.campo nomadi di Cupa Perillo, e numerosi casi di intimidazione non solo nei confronti dei Rom ma di centri ed associazioni che difendono i diritti dei Rom (Gridas, Centro Hurtado, Cantiere 167,ecc) nel weekend della scorsa settimana, con cortei che da Miano sono giunti fino all’entrata della Municipalità di Scampia dove nell’Auditorium sono provvisoriamente sistemate alcune famiglie Rom sgomberate. Sul discorso dell’ illegalità in senso sostanziale anche da parte di istituzioni amministrative andrebbero annoverate per esempio strategie, provvedimenti, condotte che non assumono e rispettano le indicazioni della la “Strategia nazionale d’ inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti 2012-2020”, una​ ​Carta​ ​che​ ​riconosce​ ​i​ ​diritti​ ​delle​ ​popolazioni​ ​Rom​ ​ed​ ​i​ ​modi​ ​di​ ​implementarli. Preoccupa che questa Strategia attualmente non faccia sempre parte della cultura politica di rappresentanti delle istituzioni a Napoli ed in Campania, rischiando di assecondare disegni di soggetti che per proprio tornaconto cavalcano strumentalmente pregiudizi,paure nei confronti del diverso, che possono innestare guerra tra poveri. Da questi impresari della paura vengono avvelenate intenzionalmente menti di concittadini, che sono incitati alla esclusione di minoranze protette da trattati internazionali, normative europee e nazionali. Anche discorsi, condotte, strategie discriminanti andrebbero valutate e sanzionate secondo codici legali, se non dei diritti umani riconosciuti, e dalle reazioni attente e mobilitazione pacifiche della società civile, civile appunto. In riferimento alle eccitate reazioni di strati di popolazioni del quartiere Miano con qualche ragioni per l’uso della Caserma Boscariello per la sistemazione provvisoria di 300 Rom, cioè la difesa di un centro di aggregazione e
servizi promesso e finora non realizzato, viene ulteriormente in questione il modello di Comunità diffuso, secondo un uso esclusivo del suolo, di risorse e servizi, in una convivenza che invece è più ampia almeno cittadina, nazionale, e se si vuole cosmopolita per​ ​rigenerarsi​ ​non​ ​solo​ ​geneticamente​ ​e​ ​non​ ​rimanere​ ​prigionieri​ ​nelle​ ​proprie​ ​mura. In questa vicenda non solo locale o localistica è in questione non solo una politica urlata, che cavalca timori e paura per lucrare consenso, anche per la scomparsa della mediazione dei bisogni dei cittadini da parte dei partiti che da spazio a qualche rappresentante delle istituzioni amministrazione locali, singoli consiglieri, capipopolo o boss locali che hanno udienza presso determinati strati sociali, ma più in profondità è da riflettere sulla debole influenza delle agenzie educative (famiglie, scuola, chiesa) nel modellare le condotte sociali delle popolazioni secondo il riconoscimento dei diritti e del welfare delle società occidentale, e​ ​le​ ​forme​ ​di​ ​solidarietà​ ​della​ ​tradizione​ ​​ ​cristiana. Alberto Asor Rosa, in ​Il grande silenzio. Intervista su gli intellettuali,
​ Editori Laterza,Roma-Bari 2009, p.168, al termine della sua disanima richiama il verso dantesco nell’uscire dall’inferno arrampicandosi faticosamente per <<la natural burella>> <<a ognuno puzza questo barbaro dominio>>. Sì puzza proprio, ed anche letteralmente i “fitusi” che lo sostengono. Non vogliamo la resa allo “spirito dei tempi” cedendo alle paure e timori inoculati artatamente per interessi particolaristici, ma dare voce alle mobilitazioni dal basso come nel caso dei Rom di Scampia sgomberati per disegni maligni, con il Comitato “Abitare Cupa​ ​Perillo”​ ​per​ ​rispondere​ ​al​ ​bisogno​ ​dell’abitare​ ​per​ ​tutte/i​ ​Rom​ ​e​ ​cittadini​ ​italiani.

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