Cultura

Paolo La Motta guarda Capodimonte

Per la prima volta al Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli l’opera di Paolo La Motta (Napoli, 1972) sarà presentata nell’ambito del ciclo di esposizioni Incontri sensibili, nel quale opere di artisti contemporanei dialogano con la collezione storica di Capodimonte.

La mostra, che sarà aperta al pubblico dal 30 giugno al 30 ottobre 2018, è curata da Sylvain Bellenger: il lavoro di Paolo La Motta dialoga con alcune opere del museo da lui scelte realizzate con varie tecniche (pittura, disegno, fotografia, ceramica) appartenenti ad epoche diverse ma accomunate dalla sacralità dell’infanzia: il Bambino Gesù, il busto di San Giovanni, i misteriosi fanciulli di Mancini e Solimena, l’impenetrabile ragazzo fotografato da Mimmo Jodice che volta le spalle. L’incontro induce a capire lo sguardo dell’artista sollecitando una inconsueta riflessione sull’arte come storia della sensibilità, consentendo di svelarne significati inaspettati.

Da ragazzo, rimasto a giocare nel Bosco di Capodimonte dopo la sua chiusura, Paolo La Motta racconta delle sue paure nel saltare il muro di cinta per poterne uscire. Piace pensare che non sia mai uscito davvero dal Bosco di Capodimonte. La sua arte, dice La Motta, nasce da un dialogo ininterrotto con le opere della grande collezione del museo. La pittura dell’Ottocento napoletano, scoperta dall’artista proprio nella Reggia borbonica, è ben presente nei suoi dipinti, ma la sua sensibilità plastica non è prigioniera di una specifica scuola o di una sola epoca artistica. Esplorando il Rinascimento, il Seicento e il campo dell’astrattismo, La Motta si interessa a tutte le possibilità del linguaggio pittorico e rende la sua opera prova inconfutabile del ruolo che il Museo e Real Bosco di Capodimonte ha avuto nella produzione dell’arte contemporanea.Incontri sensibili: Paolo La Motta guarda Capodimonte

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