Officina delle idee

PAPA FRANCESCO:”Cari giovani – ha detto Bergoglio – noi non siamo venuti al mondo per vegetare, per passarcela comodamente. Siamo venuti per lasciare un’impronta”

Il Papa scuote i giovani che lo acclamano con cori da stadio. Volete lottare per il vostro futuro?, chiede alla folla Francesco. E i giovani, alla seconda richiesta, gli rispondono “sì”. Un coro deciso: “Sì”. Fa fare un momento di silenzio. Nel mondo delle cuffie sempre nelle orecchie, un momento di silenzio. Un silenzio che dice tanto all’umanità di oggi. In piedi, i giovani, per mano, e in preghiera. Tutti.

È questo il milione e 600mila giovani (come ha comunicato padre Lombardi seguendo i conteggi dell’organizzazione), presente al Campus Misericordiae, fuori Cracovia, per la Gmg 2016. Il Papa li scuote dal torpore e dal divano, invitandoli a mettersi in cammino, ora che sono anche consapevoli della realtà del dolore e della guerra. Basta città dimenticate. Niente giustifica il sangue di un fratello, niente è più prezioso della persona che abbiamo accanto.

Da giovani del divano a giovani con le scarpe, “meglio ancora con gli scarponcini calzati”, per andare per le strade seguendo la pazzia del nostro Dio che ci insegna a incontrarlo nell’affamato, nell’assetato, nel nudo, nel malato, nell’amico che è finito male, nel detenuto, nel profugo, nel migrante. Giovani con le scarpe per lasciare un’impronta nella storia, per difendere dignità e libertà che altri vorrebbero costringere in spazi limitati e ristretti.
veglia600_CG38877_52090722.jpg
Francesco usa un linguaggio diretto. Parla di imbambolati, intontiti. “Cari giovani – ha detto Bergoglio – noi non siamo venuti al mondo per vegetare, per passarcela comodamente. Siamo venuti per lasciare un’impronta”, per essere protagonisti nella storia. E poi ha ammonito da vecchie e nuove droghe, anche “quelle socialmente accettate che finiscono per renderci schiavi. Le une e le altre ci tolgono la libertà”. C’è posto per Francesco per ricordare anche la paura e la paralisi che fanno perdere il gusto dell’incontro. Invece, se si cammina “su strade mai sognate e nemmeno pensate, capaci di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall’amore di Dio”, la gioia che lascia nel tuo cuore ogni gesto, ogni atteggiamento di misericordia. Poi il riferimento ai ponti e ai muri, fraternità, (“la nostra risposta alla guerra”), alla fratellanza, alla condivisione, alla comunione, alla famiglia. Infine l’invito a darsi la mano, per “questo ponte primordiale”, ha detto Francesco. “È il grande ponte fraterno, e possano imparare a farlo i grandi di questo mondo, ma non per la fotografia, bensì per continuare a costruire ponti sempre più grandi. C’è tempo ancora per una domanda per i tanti giovani che ascoltano in silenzio. “Ci stai? Cosa rispondono le tue mani e i tuoi piedi al Signore, che è via, verità e vita?”. La risposta spetta a ciascuno di noi.

Potrebbe piacerti...