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Porto di Napoli in crisi. Voci di un possibile commissariamento

Il Porto di Napoli, prima realtà industriale, non solo napoletana ma dell’intera regione Campania, per fatturato aggregato e occupazione diretta, vive oggi una profonda crisi.

Ogni anno le imprese che operano al suo interno producono circa 1 miliardo di euro di fatturato, dando lavoro a oltre 5000 persone per via diretta, e ad altre 10.000 con l’indotto. Numeri che, però, non bastano a scongiurare una profonda crisi che, al momento, sta mettendo in ginocchio l’intera area dello shipping partenopeo, pertanto, lo spettro di un nuovo commissariamento non è un’ipostesi così remota.

Ad analizzare nel dettaglio i numeri di questa recessione è il sito Reset Ricerca, con sede a Monte Sant’Angelo, il quale punta i riflettori sulla mancanza di un Presidente dell’Autorità Portuale, il che entrerebbe, di fatto, in conflitto d’interessi con la classe politica.

In particolar modo, per la legge n.84 del 1994, che regola la materia dei porti, sono state previste le Autorità Portuali, enti pubblici non economici, al fine di sviluppare, gestire, controllare le operazioni e le attività commerciali ed industriali esercitate negli scali. “Oggi però 9 su 24 di queste Autorità hanno la presidenza commissariata.” – Spiega il sito di ricerca – “Gli interessi conflittuali dei partiti impediscono spesso di nominare nel ruolo di presidente soggetti scelti tra esperti di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale, come recita la legge, designando a volte in quel ruolo, medici – come nel caso di Napoli con Riccardo Villari e di Cagliari con Piergiorgio Massidda,- o persone con la sola licenza media – come Fedele Sanciu nel caso di Olbia – con conseguente intervento del TAR per bloccare queste nomine.”

Eppure, per gli esperti di Reset, quello del commissariamento è solo un piccolo frammento di un problema ben più ampio. In passato, infatti, il Ministero delle Infrastrutture ha riscontrato l’assunzione di diversi lavoratori a tempo indeterminato tramite chiamata diretta anziché via concorso pubblico.

Altre le carenze in merito all’Articolo 18 della legge 84/94, riguardante le concessioni, le assegnazioni, le verifiche annuali e la riscossione dei canoni demaniali relativi alle varie aziende operanti nelle Autorità Portuali. Nella nostra città, infatti, mancano le verifiche annuali per accertare la sussistenza dei requisiti valutati nell’assegnazione delle singole concessioni, fondamentali per decidere se una impresa possa o meno continuare ad operare nell’area portuale. A tal proposito, la Procura della Repubblica di Napoli ha avviato un’indagine sulla mancata riscossione dei canoni demaniali per un totale di 20 milioni di euro.

Il segretario generale della Cgil Campania, Franco Tavella, ha rilasciato, in merito, le seguenti dichiarazioni: “Le nebbie che offuscano il porto di Napoli non accennano a diradarsi. Le notizie sul nuovo possibile periodo di commissariamento, a partire dal prossimo novembre, testimoniano il totale fallimento della politica dei livelli istituzionali preposti alla nomina del Presidente. Un impasse che ha provocato un forte ritardo sugli interventi infrastrutturali e un insostenibile rallentamento delle attività economiche dello scalo. È necessaria una forte sinergia tra le istituzioni, per superare tutte le criticità esistenti e rilanciare il Porto di Napoli, che è fondamentale per lo sviluppo della Campania e del Paese”. Secondo Tavella “Il porto di Napoli ha bisogno di una guida riconosciuta e non continuare a rappresentare un ulteriore tassello della Campania ‘commissariata’. La Campania ha bisogno di ristabilire una sua programmazione ordinaria, superando una cultura emergenziale che frena lo sviluppo”.

Come se non bastasse, Napoli e i Napoletani stanno per vedersi ritirare 240 milioni di euro del’Unione Europea volti a finanziare il potenziamento competitivo del proprio Porto con la realizzazione di dragaggi per avere fondali più profondi, di banchine più lunghe ed elettrificate, di un sistema fognario e di collegamenti ferroviari. Il “Grande Progetto Porti di Napoli” è, quindi, in fase di stallo e, ad oggi, l’Autorità Portuale di Napoli non ha avviato neanche un bando tra quelli previsti. Il 31 dicembre 2015 l’Unione Europea ritirerà i fondi. Sembra quasi impossibile che il Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche, nominato appositamente dall’attuale commissario dell’Autorità Portuale, Francesco Karrer, riesca ad portare a termine qualcuno dei tanti progetti annunciati.

Il destino del Porto di Napoli sembra, pertanto, già scritto tra le ennesime pagine infelici della nostra realtà.

 

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