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Presidente Mattarella “La toga non è un abito di scena ma il vestito dell’imparzialità”.

“La toga non è un abito di scena ma il vestito dell’ “imparzialità”. E’ un monito netto quello che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolge ai giovani magistrati. Un monito che ha nell’imparzialità, nell’indipendenza e nella moderazione nel giudizio, i suoi pilastri. Quello dell'”autonomia e dell’indipendenza” è un “principio irrinunciabile” ma “non può essere una legittimazione per ogni genere di decisioni, anche arbitrarie”, sottolinea infatti il capo dello Stato ricevendo, nel salone delle Feste del Quirinale, i magistrati in tirocinio nominati il 3 febbraio scorso. Mattarella non fa alcun riferimento esplicito all’attualità ma il suo intervento arriva proprio mentre divampa la polemica sul protagonismo delle toghe. Un dibattito innescato dalla presenza in tv dell’ex presidente dell’Anm Piercamillo Davigo che, solo il 7 ottobre scorso, ha visto il vice presidente Giovanni Legnini “bacchettare” il costume delle “toghe star” e la “facilità” con cui si passa dai talk show a funzioni giudicanti o requirenti.
Un concetto sul quale oggi si sofferma anche il presidente dell’Anac Raffaele Cantone: “per me i magistrati possono partecipare al dibattito pubblico, ma tenendo presente che il loro ruolo di imparzialità richiede moderazione”, spiega da Napoli. “La toga viene indossata per manifestare il significato di “rivestire” il magistrato, che deve dismettere i propri panni personali e esprimere, così, appieno la garanzia di imparzialità”, sottolinea invece Mattarella alle giovani toghe, alle quali ricorda che, in un mondo interconnesso come quello odierno, se da un lato c’è una maggiore garanzia della “doverosa trasparenza” nell’amministrare la giurisdizione, dall’altro “l’attenzione dell’opinione pubblica non deve determinare alcun condizionamento” per i magistrati. Magistrati che, afferma il capo dello Stato, devono “rifuggire da una visione individualistica della propria funzione né elevare a parametro opinioni personali quando fanno uso dei poteri conferitigli dallo Stato”. Anche perché, se ciò accadesse, “si metterebbe a rischio la credibilità della funzione giudiziaria”, osserva Mattarella ribadendo “il delicato confine” che esiste “tra interpretazione della legge e creazione arbitraria della regola”. Anche perché è “nelle aule di tribunale” che si svolge il processo e lì “va assicurata la realizzazione delle garanzie dettate dalla legge”, sottolinea il capo dello Stato.

“FONTE: Ansa

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