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Riforma del referendum: cosa cambia

Mentre la riforma del Senato sembra trovare ostacoli che costringono al rinvio, la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato un emendamento che prevede una profonda riforma dei referendum abrogativi. La prima novita` riguarda    il numero delle firme necessarie per proporre un referendum abrogativo: si passa da 500mila a 800mila.  L’innalzamento del numero delle firme va a bilanciare l’abbassamento del quorum necessario per la validità della consultazione elettorale. Il nuovo quorum sarà “mobile”: verrà calcolato sulla metà degli elettori che si sono presentati alle elezioni politiche immediatamente precedenti, anziché sulla metà degli aventi diritto al voto.

Il terzo cambiamento  recepisce le indicazioni di alcune sentenze della Corte Costituzionale. I quesiti devono riguardare o una intera legge o una sua parte che abbia “valore normativo autonomo”. Insomma, non sarà più possibile un referendum che, attraverso la cancellazione chirurgica di parole o frasi all’interno di una legge, ne scriva una completamente nuova. Inoltre il giudizio sull’ammissibilità del quesito da parte della Corte Costituzionale non arriverà alla fine della raccolta delle firme, ma a metà, il che eviterà ulteriori sforzi organizzativi in caso di quesito non ammesso.

Questa della modifica all’istituto del referendum abrogativo, strumento della sovranità popolare previsto dall’art. 75 della nostra Costituzione, a giudicare dai commenti apparsi sui Social Network negli ultimi giorni non sembra raccogliere consensi entusiasti, specialmente per l’aumento delle firme necessarie per proporre un referendum abrogativo.

Molti fanno notare le difficoltà che potrebbero incontrare associazioni o privati a raccogliere un tale numero di firme, rendendo meno praticabile questo strumento di consultazione popolare, tenuto conto anche  le modalità di raccolta delle firme che non prevede l’utilizzo di strumenti informatici.

E` forse per questo motivo che i relatori, Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli, che avevano inizialmente proposto un milione di firme, hanno rivisto le loro posizioni.  Le consultazioni referendarie relative ai referendum abrogativi in Italia sono state 66 ma tutti quelli proposti dal 1997 al 2009 non sono risultati validi poiché il quorum non è stato raggiunto. In buona sostanza, dopo gli anni dei grandi successi referendari,  solo i quattro referendum  proposti nel 2011 hanno visto partecipare piu` del 50% degli aventi diritto, superando la soglia di validità di pochi punti percentuali.

Ma il sentimento comune riguardo ai referendum abrogativi e` molto contraddittorio. C’è chi si indigna per le nuove regole parlando di attentato alla sovranità popolare, e chi pensa che i referendum non servono a molto, considerato che in alcuni casi (abolizione Ministero dell’Agricoltura, Finanziamento Pubblico ai Partiti) è bastato cambiare il nome per riproporre quasi inalterata quello che la volontà popolare aveva abrogato.

Le nuove regole, superate le difficoltà per la raccolta di un numero maggiore di firme, dovrebbero rendere le consultazioni referendarie più efficaci e, considerati i costi che un referendum può avere, non è cosa da poco.

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