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SCAFA:” VI PARLO DEL BRI,LA NUOVA VIA DELLA SETA E DEI RAPPORTI CON IL GIGANTE CINESE.”

Per lavoro sono impegnato a promuovere e supportare le iniziative di internazionalizzazione del business delle PMI italiane. Per questo motivo mi permetto di sottolineare l’importanza per l’Italia e per l’Europa di non perdere l’occasione che si presenta con il più grande programma di sviluppo economico e sociale che il mondo non vedeva da decenni: il  “BRI- Belt and Road Initiative” , la nuova via della seta, proposta dal Governo Cinese a molti paesi asiatici, europei ed africani,  che capita in un contesto politico di confusione e di messa in discussione dei vecchi equilibri mondiali, come sembrano dimostrare i risultati del G7 di Taormina.
Cina e Italia hanno entrambe un’antica cultura. Le antiche vie della seta (II secolo a.c.) avevano come destinazione finale Roma. Siamo stati i primi e per molto tempo gli unici a studiare la Cina, i suoi costumi, la sua cultura.  L’importantissima proposta Cinese della “nuova via della seta”, sia marittima che terrestre, deve avere anche l’Italia come protagonista. Oggi ci sono le condizioni storiche e politiche. In più noi abbiamo un vantaggio naturale: la posizione geografica. Abbiamo anche un altro importante vantaggio per la BRI: i porti! Qualche segnale positivo lo abbiamo già avuto.
COSCO (China Ocean Shipping Group – Europe) ha acquisito il più grande operatore di terminal per container del porto di Napoli (Conateco) e del nostro porto ne gestisce direttamente una parte. I cinesi sono entrati anche in Liguria, a Vado Ligure, per gestire, in quel luogo, le porta containers da oltre 18 mila teu (unità di misura: twenty-foot equivalent unit). Purtroppo la scelta dei porti italiani in ambito BRI è parziale.
Il vero hub sarà il porto del Pireo in Grecia. Comunque alcuni porti del nord Italia (Trieste, Venezia e Genova) per proporsi stanno cercando di espandersi per rispondere ai requisiti imposti dal programma BRI. Obiettivo è diventare porta di accesso del commercio marittimo dal mar Adriatico all’hinterland europeo.
Cina ed Italia sono per tanti versi storicamente complementari in termini di tecnologie, capitali e mercato. Inoltre in questa fase  la Brexit potrebbe fare il nostro gioco per il peso maggiore che potremmo assumere nel contesto europeo.
La speranza che il Governo attuale è quello che succederà dopo le prossime (sembra di capire) elezioni , diventino più decisi nei confronti del programma BRI e quindi nei rapporti con il gigante cinese. Bisogna essere concreti attraverso progetti ed investimenti, migliorare la comunicazione fra i due governi ed i due popoli, essere reciprocamente credibili. Vista la grande quantità di denaro ed investimenti che i cinesi stanno mettendo in gioco, questa occasione non la perderei.

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