Cultura

Sport per bambini: come scegliere quello giusto, le attività di gruppo fanno bene all’ottimismo

Finite le vacanze, ricomincia la scuola… e lo sport giusto? Sì, perché se è vero che fa bene allo sviluppo fisico di un bambino e che anche lui sembra motivato e carico per l’inizio dell’attività sportiva, anche i genitori trovano beneficio in quelle ore di “libertà”. Però, la domanda principale da porsi è: con quale criterio scegliere lo sport giusto per un bambino?  Quale attività fisica sarà più adatta ai miei bambini? A quale età può cominciare a fare sport? Per la bambina sarà meglio la danza o il nuoto? …e per il maschietto, calcio o basket? Queste e altre domande si affollano nella mente del genitore alla vigilia dell’iscrizione del figlio ad un corso sportivo. Generalmente a settembre!

Il genitore, spesso, tende a imporre la propria idea e scegliere lui l’attività sportiva. Secondo gli esperti però, sarebbe meglio se il bimbo sperimentasse più discipline, in modo da potersi formare un giudizio personale e poter scegliere in autonomia. Tutto questo dopo i sei anni, magari nel primo triennio delle elementari.

I bambini che fanno sport di squadra dopo la scuola stanno meglio. Secondo una nuova indagine dell’università della British Columbia, in Canada, mostrano infatti indicatori di salute mentale estremamente positivi. Per esempio un più forte senso dell’ottimismo e in generale una maggiore soddisfazione per la propria vita.

Pubblicata sulla rivista specializzata Journal of Youth and Adolescence, la ricerca ha indagato 10mila studenti in due momenti distinti del loro sviluppo e percorso scolastico: in corrispondenza del quarto grado, cioè intorno alla nostra quarta elementare sui nove/dieci anni, e di nuovo al settimo (12/13 anni, corrispondente alla nostra prima media).

Ai ragazzi è stato sottoposto un questionario incentrato intorno al loro benessere, alla salute mentale, ai loro rapporti sociali e ovviamente anche alle attività organizzate che svolgevano dopo la scuola.

Ovviamente c’erano gruppi di ragazzi che non facevano nulla, altri che partecipavano senza distinzione a qualunque iniziativa, quelli che fondamentalmente praticavano sport e chi, invece, prendeva lezioni di musica o ripetizioni. Secondo la principale autrice, Eva Oberle, assistente alla School of population e public health dell’ateneo nordamericano, ciò che è uscito è che «nel corso del tempo i bambini che non facevano nulla al quarto grado ma al settimo avevano iniziato qualche attività avevano fatto segnare miglioramenti. In particolare quelli che si dedicavano agli sporti di gruppo». Così ha spiegato Oberle alla Cbc.

Più ottimismo e soddisfazione, meno ansia e sintomi depressivi, tutto grazie agli sport di squadra che sono in grado di creare un«forte senso di appartenenza e condivisione». E dunque, specie a quell’età, sembrano fare molto bene.«Ci si supporta e sostiene a vicenda e si festeggia insieme quando si vince. C’è molto senso di unione e comunità» ha aggiunto la ricercatrice commentando i risultati. Ecco perché vale la pena tenere presenti queste indagini al momento di decidere, insieme ai ragazzi, quali attività svolgere durante l’anno.

Più che ciò che i ragazzi potranno imparare nello specifico o quale competenza potranno sviluppare, infatti, sarebbe il caso di considerare il genere di esperienza di cui potrebbero godere nel complesso. Senza troppe valutazione aggiuntive. Quanto e come gli sport di gruppo aggiungono al contesto sociale e all’ambiente e se possono coinvolgerei bambini in relazioni positivi regalando loro un luogo di connessione.

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