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STORIA DELL’ANFITEATRO FLAVIO, GIOIELLO DI POZZUOLI .

L’Anfiteatro Flavio, realizzato in sostituzione del più antico e minore anfiteatro d’età Augustea, ricorda particolarmente il Colosseo per la sua impostazione architettonica e per la scelta dei materiali in quanto fu realizzato ad opera dei medesimi architetti. L’anfiteatro era finalizzato ad ospitare eventi per la popolazione puteolana attraverso la messa in scena di spettacoli e combattimenti ricchi di scenografie, così come è testimoniato dalla grande fossa centrale e dal complesso sistema di sollevamento delle gabbie con le belve. Nessuno degli anfiteatri dell’antichità si è conservato così integralmente come quello puteolano, difatti sia l’arena che i sotterranei si presentano in perfette condizioni conferendo a questa imponente costruzione un carattere profondamente suggestivo. Il colosso Flavio di Pozzuoli poteva ospitare fino a 40mila spettatori che ivi si recavano per assistere ai ludii gladiatores; lungo il perimetro della grande arena e sulla “fossa scenica” si aprivano le botole rinchiuse con assi di legno durante i combattimenti: da qui le belve feroci facevano il loro ingresso; erano soprattutto tigri e leoni che venivano importate dall’Africa appositamente per orchestrare i combattimenti con i gladiatori, di solito schiavi o prigionieri di guerra provenienti dai paesi conquistati dai Romani nelle loro campagne militari. Ancora oggi durante una visita, nei sotterranei (posti a circa 7 m di profondità) è possibile scorgere parti degli ingranaggi e dei sistemi meccanici per il sollevamento delle gabbie che imprigionavano le fiere e altri elementi che servivano per le scenografie. L’Anfiteatro Flavio è anche lo scenario dove avvennero i primi miracoli: nel 305 d.C. i martiri Gennaro, Festo, Desiderio e Sossio vennero condannati a essere sbranati, ma le belve si ammansirono. La struttura di pianta ellittica misura 149 m per 116 m. La facciata esterna, che comprendeva tre ordini di arcate sovrapposte poggianti su pilastri e sormontati da un attico, era in origine preceduta da un portico ellittico impiantato su di una platea di lastroni in travertino, i cui pilastri in piperno erano ornati da semicolonne rinforzate con altri grandi pilastri in laterizio; all’interno dell’arena si accedeva mediante i quattro ingressi principali o attraverso altri dodici secondari. La cavea era divisa in tre livelli di gradinate (ima, media e summa) ed era proprio sugli scalini che si accomodavano gli spettatori. Ancora oggi questo gioiello di Pozzuoli, accoglie tantissimi turisti e appassionati di storia che camminano lungo i suoi due semiassi, totalmente immersi in un fantastico viaggio a ritroso nel tempo.

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