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“STORIA DI ANTONIA. VIAGGIO AL TERMINE DI UN MANICOMIO”: LA STORIA DI UNA GIUSTIZIA NEGATA, DI VIOLENZA E SOPRUSI, RACCONTATA A QUATTRO MANI DA DARIO STEFANO DELL’AQUILA E ANTONIO ESPOSITO

Sarà presentato venerdì 27 ottobre, alle ore 17,30 presso l’Ex OPG Je so’ Pazzo, la “Storia di Antonia. Viaggio al termine di un manicomio“, libro scritto a quattro mani da Dario Stefano Dell’Aquila e Antonio Esposito,  interverranno: Yasmine Accardo, Dario Stefano Dell’Aquila, Antonio Esposito, e Grazia Serra. La sinossi del libro, recita così: “È il 12 settembre 1973 a Roma, un mercoledì ancora caldo, le otto di sera passate da poco dopo una giornata di manifestazioni, cortei, traffico e confusione. Una donna piccola e bruna si intrattiene allo sportello della biglietteria della stazione Termini: notizie per i treni verso Reggio Emilia, l’orario, il costo del biglietto. L’uomo che la segue nella fila le chiede di sbrigarsi. Ne nasce un diverbio come se ne conteranno
a migliaia ogni giorno, in ogni città: la fretta di tornare a casa, la
giornata che finalmente si conclude, la vita che vuole ripiegare
verso la tranquillità. Per risolvere situazioni del genere, nella
maggior parte dei casi, basta allontanarsi o porgere delle scuse,
ma questa storia non rientra nell’ordinario: questa è la storia di
Antonia Bernardini, una storia che ha una trama kafkiana in
ogni punto del suo ordito. Antonia finisce prima in carcere, nel manicomio civile e, infine, nel manicomio giudiziario di Pozzuoli, internata in attesa di un processo che non si svolgerà mai. Qui, dove sono morte altre donne, dove l’abbandono e la violenza istituzionale rappresentano una prassi, dove gli psichiatri firmano in bianco i registri di contenzione, in assenza di ogni prospettiva e priva di assistenza legale, il 27 dicembre del 1974, Antonia, per protesta,dà fuoco al letto di contenzione al quale è legata da 43 giorni. Al magistrato che la interroga riesce a dire poche parole: «Ci legavano come Cristo in croce».Sono le ultime. Dopo un silenzio durato oltre quaranta anni la storia di Antonia e delle
altre donne vittime della violenza e degli orrori di quello stesso
manicomio ha in questo libro la prima completa ricostruzione. Questo è il racconto di una giustizia negata, smarrita nel clamore delle cronache e nella polvere degli archivi, riscostruita attraverso ogni dispositivo e ingranaggio della violenta e discreta logica manicomiale. Ed è la storia di ciò che non appare in queste carte – tutte le carte, tutti i fogli, tutte le cartelle che portano il suo nome – è che ha visto Antonia provare con caparbietà a restare attaccata all’esistenza. L’inchiesta, condotta in maniera rigorosa e scritta con stile narrativo, vede le testimonianze di alcuni dei protagonisti dell’epoca tra cui Gabriella Tucci, la figlia di Antonia, ed è il frutto di un lungo lavoro di ricerca nei fascicoli processuali, di consultazione degli articoli delle testate giornalistiche, e di passione, perchè il passato non è morto, anzi, non è nemmeno passato: la trasformazione dei manicomi giudiziari è oggi, nel
2017, ancora in corso, nonostante la legge che ne ha, in teoria, sancito la fine nel 2012.

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