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Sud America: occhi aperti, potrebbe essere il nuovo epicentro del Covid-19

Il fronte caldo della lotta alla covid si è spostato nel Sud America, che nella prima decade di giugno registrava un totale di oltre 1,2 milioni di casi di infezione da SARS-CoV-2 e più di 60.000 decessi. Il 74% delle morti è avvenuto in Brasile, il cui leader, Jair Bolsonaro, ha tentato di oscurare i numeri del bollettino giornaliero di vittime e pazienti, mentre gli stadi da calcio di San Paolo si trasformavano, uno dopo l’altro in giganteschi centri di primo soccorso. In questa situazione è difficile e prematuro prevedere il picco delle infezioni. Si stima che le morti da CoViD-19 in Brasile raggiungeranno le 125.000 il 4 agosto, ma che la pandemia durerà almeno un mese in più.

SENZA SCELTA. Le preoccupazione dell’OMS per questa regione di mondo è ben motivata, spiega Focus. Non ci si può aspettare che i già provati sistemi sanitari dei Paesi dell’America Latina reggano l’urto della pandemia: gli ospedali sono un lusso per pochi e hanno posti insufficienti nelle terapie intensive, per cui non resta che affidarsi alle misure di distanziamento sociale, che in molti casi non sono un’opzione praticabile. Il Perù, che sta sopportando uno dei lockdown più lunghi e più rigidi al mondo, ha il 73% dei lavoratori impiegati nell’economia informale: la maggior parte dei cittadini ha cioè lavori esposti e non coperti da protezioni sociali, come la vendita di merci su strada o le pulizie domestiche. Restare a casa significa essere condannati a morire di stenti.

Per portare cibo in tavola le persone devono continuare a lavorare: per questa ragione, l’epidemia dilaga anche nei Paesi che diversamente da Brasile hanno risposto subito all’emergenza – come il Cile, che l’8 giugno ha registrato 7.018 casi ogni milione di abitanti, o il Perù (5.960 casi per milione). Secondo la Pan American Health Organization (PAHO) l’emergenza covid si è sommata alla già difficile gestione di altre infezioni epidemiche, come morbillo, dengue e malaria.

LAVARSI LE MANI? La situazione sanitaria tocca forse il punto più basso in Venezuela, dove il 64,2% di medici e infermieri ha riferito di aver avuto acqua a intermittenza negli ospedali tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo. Analoghe difficoltà si sono avute anche in Amazzonia, dove all’inizio di maggio si registravano 19,4 morti per covid ogni 100.000 abitanti, contro le 4,4 di tutto il resto del Brasile. Per molti indigeni, il primo ospedale attrezzato si trova a 2-3 ore di viaggio dal proprio villaggio.

 

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