Economia e Welfare

Tra smart working e didattica a distanza, lavorare e studiare da casa al tempo del Coronavirus

E’ innegabile ormai che ognuno di noi si sia ritrovato inesorabilmente al cospetto di una realtà surreale e destabilizzante che nessuno avrebbe mai neanche lontanamente immaginato!                                              L’emergenza Covid-19 ha investito tutti gli aspetti delle nostre vite, stravolgendo le nostre abitudini e la dimensione sociale e morale in maniera incontrollabile. Una delle alterazioni principali riguarda sicuramente la didattica scolastica/universitaria, tema largamente discusso negli ultimi tempi. Da ormai due mesi docenti e studenti, infatti, si ritrovano a fare i conti con la cosiddetta DAD, “Didattica a distanza”, che rappresenta una nuova modalità di fare lezione. La DAD ha richiesto una completa rivoluzione delle metodologie didattiche e della riprogettazione dei percorsi di lavoro. Sono state riconfigurate le pratiche didattiche facendole diventare online e i docenti hanno rivisto i criteri e i modi di convergenza del proprio compito didattico-educativo. Parlare di DAD, significa quindi parlare anche di FAD che dovrebbe garantire il paradigma costruttivista della conoscenza. Occorre sicuramente precisare che la scuola a distanza non può sostituirsi a una relazione educativa in aula, in cui studenti e docenti comunicano non solo con parole e libri ma soprattutto con sguardi, gestualità, sfaccettature e con tutti gli elementi della prossemica. Ecco perché sono state tra le più disparate le considerazioni su questo nuovo strumento che da un lato ha permesso di non tralasciare il binomio insegnamento-apprendimento, grazie all’utilizzo della tecnologia, ma dall’altro ha messo in luce numerose criticità.  In primis dei limiti di carattere pratico, quali ad esempio la scarsa dimestichezza con la tecnologia di molti docenti, studenti e le loro famiglie o ancora la difficoltà di alcuni nuclei familiari nella gestione della didattica di più figli, specialmente se le lezioni combaciano e i mezzi a disposizione sono pochi.  Altro aspetto da non sottovalutare è senza dubbio la possibilità di interazione e confronto, che diventa meno diretta e più lenta, portando alla dispersione di alcuni elementi importanti soprattutto per i più piccoli, per i quali il rapporto “fisico” con l’insegnante è fondamentale non solo per l’apprendimento ma in particolare per la crescita personale. Per gli studenti uno dei problemi maggiormente riscontrati è la mancanza di motivazione, in quanto il tedio delle mura domestiche e il venir meno dei contatti sociali hanno reso difficile trovare la giusta concentrazione per dedicarsi allo studio. Ancora, per gli insegnanti, il non poter avere un feedback diretto a seguito della spiegazione di un nuovo argomento diventa un ostacolo e quindi porta ad un costante reinventarsi cercando di rendere il più efficace possibile l’interazione online. Altri punti a sfavore si legano, poi, all’impossibilità di sfruttare i legami che si creano con gli altri che sicuramente sono una fonte di ricchezza e di confronto, da cui possono nascere anche collaborazioni e scambi di idee. Tuttavia è importante cogliere l’accezione positiva della didattica online che, tenendo conto del contesto storico che stiamo vivendo a cui di certo non eravamo preparati, ha comunque permesso di non bloccare l’istruzione seppur tra considerevoli difficoltà. Dunque l’elenco di vantaggi e svantaggi di queste modalità di apprendimento sarebbe sicuramente notevole ma questo “esperimento” apre le porte a numerosi scenari che un domani potrebbero vedere protagonista la didattica online.  Sarebbe perciò doveroso impegnarsi ancora di più nel perfezionamento della DAD, rafforzando il materiale digitale per l’e-learning, studiando nuove strategie al fine di trovare il giusto equilibrio.  Sembra ovvio che al momento gli interrogativi siano tanti, primo fra tutti quali saranno i frutti da raccogliere o come e quanto questi nuovi processi educativi incideranno sulle nostre vite.  Difficile dare delle risposte definitive allo stato attuale, sarà solo e soltanto il tempo a dirci se avremo fronteggiato al meglio questa nuova sfida; fino ad allora rimane viva l’esortazione a dare il meglio e a non piegarsi ai cambiamenti, ponendoci sempre la domanda: “In quale mondo vogliamo vivere una volta passata la tempesta?”

 

 

A cura di Pina Russo

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