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VALERIA VALENTE:”HO DECISO DI SOSTENERE RENZI PER DIVERSI MOTIVI E NON E’ STATA UNA SCELTA NE’ BANALE NE’ SCONTATA.”

Il prossimo 30 aprile si terranno le primarie per eleggere il nuovo segretario del Partito Democratico a conclusione del percorso congressuale avviato con l’assemblea del 19 febbraio scorso a Roma. Inutile negare che per il Partito Democratico, dopo la sconfitta del referendum del 4 dicembre, si è aperta una fase difficile e di grande incertezza a cui ha fatto da riflesso una fase altrettanto difficile e complicata per il nostro paese. La vittoria del no al referendum non ha determinato, come invece qualcuno soprattutto a sinistra tra gli oppositori della riforma costituzionale aveva provato a far credere durante la campagna referendaria, quella coesione tra le ragioni del no e quello slancio necessario a riscrivere, in poco tempo, una nuova proposta di riforma. Anzi, le fratture e gli scontri si sono acuiti.

Nonostante gli sforzi positivi per continuare nel percorso di riforme economiche e sociali avviate, il nuovo governo e il premier Gentiloni si trovano a gestire una fase molto difficile. Per questo è importante rilanciare il ruolo e la funzione del Partito Democratico nel Paese, con un progetto che guardi al futuro, ne ridisegni il profilo di forza popolare e al contempo riformista, leader nella sinistra europea, argine e alternativa alle forze populiste e conservatrici. Bisogna avere il coraggio di rilanciare l’azione di una forza che fa delle riforme, necessarie a costruire un Paese più giusto e più equo, il suo assillo e che possa però essere, insieme, una forza davvero popolare capace di intestarsi battaglie vere nella società, attraverso le quali sfidare le destre populiste per combattere ingiustizie e disuguaglianze sociali che sono divenute sempre più insopportabili, capace, per fare questo, di allearsi con i tanti pezzi e corpi sociali disponibili a sostenere, con coraggio, la sfida del cambiamento, rinunciando a rendite di posizioni acquisite.

A maggior ragione, pur comprendendone tante sofferenze, è, secondo me, sbagliata la decisione di chi ha scelto di lasciare il Pd. Il rischio di ridurre la sinistra ad una forza marginale, minoritaria, di testimonianza, è un rischio che in questo periodo storico non possiamo permetterci come sinistra ma sopratutto come Paese. Di fronte all’indizione di un congresso si sta dentro la battaglia congressuale, con le proprie idee, con i propri dubbi e con la capacità di ciascuno di essere, se lo si ritiene, alternativa al gruppo dirigente, alla leadership e al profilo che esprime.

12973322_809096432528501_6646352238954558959_oPersonalmente, ho deciso di sostenere Matteo Renzi. Per tanti motivi. Perché, in primo luogo, il Pd ha bisogno della sua forza e della sua leadership, così come ne ha bisogno l’Italia, un paese ancora troppo bloccato, ancora troppo ostaggio di classi dirigenti che vogliono la palude e l’immobilismo. Perché il suo sforzo nel condurre il Partito ed il Paese sulla strada delle riforme e dell’innovazione deve essere sostenuto e rafforzato, perché il ciclo aperto nel 2013 non si può chiudere prima di aver portato a termine un progetto che si è dimostrato nella concretezza, il più riformista degli ultimi decenni. Staremo quindi, insieme a tanti amici, con Matteo Renzi, mettendo le nostre idee, il nostro contributo critico, se servirà, e la nostra anima di sinistra sempre attenta alle ragioni degli ultimi e dei più deboli che proprio qui, nel sud del Paese, pagano il prezzo più alto, di questa interminabile transizione. Scegliere un segretario che sarà anche il candidato che il Pd offrirà alla coalizione è, in questa fase storica, in questo preciso momento, necessario per rendere il Partito Democratico un soggetto che possa candidarsi a guidare il processo di riforme e di trasformazione di cui l’Italia ha bisogno.

Per me, personalmente, non è stata una scelta né banale, né scontata, anche per la presenza della candidatura di Andrea Orlando con il quale ho condiviso un lungo percorso politico e al quale mi lega un rapporto profondo e sincero di enorme stima ed affetto. Tante sono le questioni di merito che ho condiviso e condivido ancora con lui sull’idea di partito, sulla necessità di riformarlo e su alcune scelte legate alla visione di un domani e di un mondo più giusto. Ritengo Andrea uno dei migliori dirigenti della sinistra italiana. Ne ho sempre apprezzato rigore, sobrietà, struttura e visione. La sua passione politica autentica e l’impegno con il quale ha sempre vissuto la sua militanza, sono aspetti di lui che ho sempre ammirato e sono convinta che saranno, attraverso e grazie alla sua candidatura, un valore aggiunto e una ricchezza per l’intero partito. Il suo è un gesto coraggioso ma soprattutto utile a fare di questo un congresso veramente aperto ancorato ai contenuti, oltre che, come è ovvio, alle leadership. Per questo lavorerò nel mio piccolo affinché il confronto tra i tre candidati, oltre ad essere pacato e di merito, possa essere un confronto utile per il PD e per il Paese. Il congresso deve essere l’occasione per dimostrare a tutti che gli approcci ed i punti di vista differenti sono per noi una ricchezza perché rappresentano un’opportunità di crescita della nostra capacità politica e ci rendono maggiormente capaci di rappresentare i bisogni del paese.

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