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Addio Andrea Camilleri, patrimonio culturale del nostro tempo.

“Se potessi, vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio cunto passare tra il pubblico con la coppola in mano. Vorrei l’eutanasia, quando sarà il momento. La morte non mi fa paura. Ma dopo non c’è niente. E niente di me resterà: sarò dimenticato, come sono stati dimenticati scrittori molto più grandi.  Ecco, Andrea Camilleri non andava sempre preso alla lettera. A volte esagerava, inventava, o mentiva: perché Andrea Camilleri non sarà dimenticato. Ma era serio quando diceva di amare il suo lavoro e dell’amore che provava per i suoi lettori.  Camilleri, si è spento oggi all’età di 93 anni all’ospedale Santo Spirito di Roma dove era stato ricoverato il 17 giugno scorso in condizioni critiche dopo un arresto cardiaco. A dare l’annuncio, “con profondo cordoglio”, è l’Asl Roma 1 che precisa che Camilleri è morto intorno alle 8.20 di mercoledì mattina e che le sue condizioni sempre critiche di questi giorni si sono aggravate nelle ultime ore compromettendo le funzioni vitali. Per volontà del Maestro e della famiglia le esequie saranno riservate. Verrà reso noto dove portare un ultimo omaggio”. Per un mese il maestro è stato ricoverato in rianimazione, dopo il malore che aveva avuto mentre si trovava nella sua abitazione ed era arrivato al pronto soccorso in arresto cardiaco. Camilleri era stato attaccato a un macchinario per respirare e le sue condizioni erano apparse da subito critiche. Oltretutto, il suo fisico era indebolito oltre che dall’età anche dall’operazione per la rottura del femore, avvenuta a maggio dopo una brutta caduta in casa.  Camilleri era diventato cieco, eppure diceva: “Non vedo più ma continuo a sognare”. In tanti hanno sognato insieme a lui in una sua ripresa dopo l’ultimo malore.   Lo scrittore siciliano, padre del celebre commissario Montalbano è stato uno degli ultimi intellettuali dell’ultimo secolo, capace di attraversare diverse forme di narrazione con lo stesso successo per oltre 60 anni: dalla sceneggiatura alla regia televisiva e teatrale, dalla saggistica alla narrativa.

Camilleri: “Anche se non vedo, sogno”

I suoi libri, tradotti in 120 lingue, hanno venduto oltre 30 milioni di copie e sono diventati una pietra miliare della letteratura contemporanea. Ma Camilleri non è stato solo questo. Direttore di produzione in Rai, sceneggiatore, ma anche intellettuale di riferimento, con la sua scomparsa lascia un vuoto immenso nel panorama culturale italiano. Nato a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, il 6 settembre 1925, Andrea Camilleri viveva da anni a Roma. Ha frequentato il liceo classico Empedocle di Agrigento ma non ha mai sostenuto l’esame di maturitàperché nel maggio 1943, a causa dell’imminente sbarco in Sicilia delle forze alleate, si decise che sarebbe valso il solo scrutinio.

Camilleri: “Non basta leggere, bisogna capire”

Sin dal 1949 Camilleri ha lavorato alla Rai come delegato alla produzione, regista e sceneggiatore; in queste vesti ha legato il suo nome ad alcune fra le più note produzioni poliziesche della tv italiana, come i telefilm del Tenente Sheridan e del Commissario Maigret, e a diverse messe in scena di opere teatrali, con un occhio di riguardo a Pirandello. Col passare degli anni ha affiancato a questa attività quella di scrittore: dai saggi “romanzati” di ambientazione siciliana nati dai suoi studi sulla storia dell’Isola alla celebre saga del commissario Salvo Montalbano. Il suo esordio nel mondo della narrativa risale al 1978. Nel 1994, con la pubblicazione di ‘La forma dell’acqua‘, ha dato vita alla fortunata serie del commissario Montalbano, personaggio protagonista anche di una fiction tv di successo, interpretato da Luca Zingaretti. Un successo davvero inarrestabile, con il suggello del Premio Campiello alla carriera assegnatogli nel 2011.

I protagonisti delle sue storie sono personaggi accuratamente caratterizzati, molto divertenti ed ironici; ma anche molto malinconici, e questo vale in misura maggiore per il commissario Montalbano. Personaggio, quest’ultimo, destinato ad un preciso epilogo con una formula decisa da tempo dall’autore: infatti nel 2006 Andrea Camilleri ha consegnato all’editore Sellerio l’ultimo libro con il finale della storia, chiedendo che questo venisse pubblicato dopo la sua morte. “Ho scritto la fine dieci anni fa… ho trovato la soluzione che mi piaceva e l’ho scritta di getto, non si sa mai se poi arriva l’Alzheimer – aveva spiegato lo scrittore -. Ecco, temendo l’Alzheimer ho preferito scrivere subito il finale. La cosa che mi fa più sorridere è quando sento che il manoscritto è custodito nella cassaforte dell’editore… È semplicemente conservato in un cassetto”. Infine aveva assicurato: “Montalbano non può cadere in un burrone come Sherlock Holmes e poi ricomparire in altre forme. Montalbano non muore”, aveva concluso “spoilerando”, in un certo senso, il finale.

È quasi impossibile elencare tutte le sue opere, libri tradotti in tutto il mondo e che hanno venduto oltre 30 milioni di copie. Il suo primo romanzo, Il corso delle cose, è diventata una fiction trasmessa in tre puntate dalla tv col titolo La mano sugli occhi. Con la casa editrice Sellerio ha pubblicato, fra gli altri, La strage dimenticata (1984), La stagione della caccia (1992, anche questo diventato una fiction su Rai1), La bolla di componenda (1993), Il birraio di Preston (1995), La concessione del telefono (1998). E poi i romanzi con protagonista il commissario Salvo Montalbano, da La forma dell’acqua (1994) al Il cane di terracotta (1996), dal Ladro di merendine (1996) a La voce del violino (1997), da La gita a Tindari (2000) a L’odore della notte (2001), da Il campo del vasaio (2008) a Il gioco degli specchi (2011). L’ultima fatica dello scrittore siciliano è stato Il cuoco dell’Alcyon (2019) scritto ormai da non vedente.

 

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