Cultura

Terrae Motus a Caiazzo, un’idea di Franco Pepe & Co.

di (Enzo Battarra) 

@ondawebtv.it

Si chiama Terrae Motus, ma non è la celebre collezione di arte contemporanea custodita nella Reggia di Caserta. Magari le strizza un po’ l’occhio nel nome, creando un collegamento di eccellenze con lo straordinario tesoro messo su da Lucio Amelio.Il nuovo Terrae Motus è a Caiazzo, strategicamente collocato sul corso dedicato a quell’Aulo Attilio Caiatino che fu due volte console romano, ma anche dittatore. La posizione è strategica perché la strada principale dell’antico centro casertano sta diventando il luogo ideale per una passeggiata serale con l’opportunità di fermarsi ad assaggiare le varie preposte enograstronomiche del territorio. Ma la posizione è ancor più strategica perché è a due passi da Pepe in Grani, una pizzeria straordinaria per qualità, forse la migliore in Campania. Il patron Franco Pepe è diventato un ambasciatore della pizza nel mondo. Ebbene, proprio lui ha deciso di intraprendere l’operazione Terrae Motus, ancora una volta un progetto legato alle biodiversità del territorio e alla qualità. Al centro dell’offerta il panino, visto però come prodotto di eccellenza, a partire dall’impasto che è lo stesso della pizzeria. In questo progetto Franco Pepe ha coinvolto un accorsato agronomo, Vincenzo Coppola, e il proprietario del birrificio artigianale Karma, vale a dire Mario Cipriano.

Da questo team è venuta fuori un’idea geniale, quella di recuperare la cultura dello “street food” e impreziosirla con tutti quei connotati che l’esperienza di Pepe in Grani ha prodotto. Non una paninoteca, ma un vero e proprio agripub, un locale dove alla sera gustare nella maniera più semplice ma anche più genuina i prodotti dell’agricoltura del territorio. Ed è qui che nasce il nome di Terrae Motus, sia perché è un’iniziativa che mette in moto il luogo con la sua carica innovativa, sia perché è la terra stessa che è sempre in movimento, non dal punto di vista sismico, ma nell’ottica della produzione. In realtà, va anche aggiunto che i tre soci hanno dato una vera scossa al territorio.

Si entra nel locale e quello che non sfugge è la qualità dell’accoglienza, i sorrisi, ma anche la sobrietà e la funzionalità dell’arredamento. La tradizione vuole che intorno a un tavolo si stia anche per chiacchierare, magari mangiucchiando. In lingua napoletana questo si chiama “spuzzoliare”. Che significa anche assaggiare più prelibatezze. Ed ecco arrivare sul tavolo il lupino gigante di Vairano, la cipolla alifana, entrambi presidi Slow Food. Ma che buoni anche i veli di patate fritte, il pomodoro secco, il pane fritto in olio Evo e le olive caiazzane conciate! Poi si può scegliere tra il mezzo metro e il metro di bruschette lievitate con lievito madre, praticamente una campionatura in versione bruschetta delle prelibatezze che hanno reso famoso Pepe in Grani.

Il panino va mangiato, anzi assaporato, non certo divorato. Non c’è bisogno di saper scegliere. Per tutti la qualità è eccellente. Se ne prova uno, e gli altri si rimandano all’occasione successiva. Tanto si tornerà. “Stuzzicante”, “Alletterato”, “Riccio nero”, e via dicendo. Tutti nascono dall’esperienza e dagli ingredienti della pizzeria. Si può fare una particolare citazione? Sì, “’A linguaccia” non solo è lo straordinario incontro tra le zucchine coltivate a chilometro zero e la pancetta trattata con il vino, ma ha anche un aspetto irriverente, con quella invitante lingua che fuoriesce dal panino.

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L’alternativa ai panini o in aggiunta, per strafare, ma bisognerebbe avere un appetito veramente esuberante, c’è anche “’a marenna” con il pane cafone, a vari gusti.

Fin qui si è scritto di cibo. Si possono dimenticare le birre? Impossibile! C’è una lista di birre sontuosa. Per fedeltà al territorio, bene partire con la Marilyn Karma, poi proseguire con la Carminia e/o la Nigeria dello stesso birrificio. C’è una scelta molto ampia, che comprende tante preziosità come la Mundaka, la Koral, la Overdose, ma non bisogna lasciarsi scappare la Quadrupel di Extraomnes, birrificio di Marnate, in provincia di Varese. Sontuosa!

Il finale è inaspettato. Ad accompagnare un ottimo tiramisù arriva “’Na tazzulella ‘e cafè”. No, non è l’espresso. È una sorprendente birra sempre di Karma al gusto di caffè Jamaica Blue Mountain. Il “terrae motus” è veramente servito!

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