Economia e Welfare

1 MAGGIO: FESTA DEI LAVORATORI, ALCUNE RIFLESSIONI DEL DEPUTATO MICHELA ROSTAN

Abbiamo scelto l’articolo 1 della Costituzione per indicare il nostro nuovo movimento ai cittadini. Lo abbiamo fatto soprattutto per il suo richiamo a fondare la repubblica sul lavoro. Quando i costituenti hanno fatto, a loro volta, questa scelta avevano ben chiaro cos’è il lavoro per una persona: è reddito, è sicurezza economica, è identità, è dignità, è senso di sé.
Hanno messo così la pietra fondante di un edificio fatto, poi, di diritti, di doveri, di sguardo alla dimensione sociale delle cose. Anche la proprietà privata, l’impresa economica e il profitto hanno una funzione sociale, e vanno tutelate dentro l’interesse collettivo. La comunità, quindi, ha bisogno del lavoro come cemento. Con il lavoro sta insieme, con il lavoro si tiene unita.
Voglio ricordarlo proprio in queste ore, perchè il Primo maggio resta una grande festa di popolo. A qualcuno sembra paradossale celebrare una festa dei lavoratori senza il lavoro, in una fase sociale dove questo soffre, manca, e quando c’è, è in nero, parcelizzato, precario, sottopagato. Luogo di sfruttamento più che di realizzazione, piazza della rabbia più che della celebrazione. Ma noi dobbiamo continuare a festeggiare il lavoro e i lavoratori. Lo dobbiamo fare per segnalare quello che per noi è questo tema, quello che per noi significa il lavoro. Credo fortemente nella necessità di non lasciarsi travolgere dalla modernità, quando questa declina un paradigma di smantellamento delle radici. La modernità ha senso se diventa trasformazione non demolizione. Abbiamo radici repubblicane e democratiche nel lavoro e dobbiamo tenerle ben salde.
Questo discorso si indirizza anche a chi vede, come risposta alla crisi, un mondo senza lavoro e con assegni di sussistenza. Io non credo a un mondo di assistiti. Si sa che l’occupazione dell’uomo è in crisi anche per ragioni strutturali: la globalizzazione sposta merci e produzioni con facilità e le aziende vanno a localizzarsi dove la manodopere è numerosa e costa meno; al tempo stesso, la tecnologia sostituisce l’uomo in sempre maggiori mansioni. Questa doppia tenaglia cancelli posti, soprattutto in Occidente, e taglia fuori i nostri ceti medi e popolari. Ma si può immaginare di tagliare fuori milioni di persone dal lavoro, e magari limitarsi a sostenerle con un reddito assistenziale? Io credo di no.
Sicuramente andranno riscritti i termini di sostegno alle persone. Ci sarà bisogno di un assegno pubblico per chi non ce la fa. Ma l’orizzonte deve essere quello di un uomo che si impegna, che si guadagna quello che gli serve da vivere, che si appropria della sua dignità e della sua realizzazione, che si gratifica nel fare e non nell’aspettare. Dobbiamo trovare una soluzione su questo terreno. Quando si è fondata la repubblica sul lavoro, in fondo, era anche questo il messaggio: diamoci da fare, non stiamo ad aspettare.
Saluterei con questo auspicio la festa dei lavoratori, la festa di tutti. Buon primo maggio.

 

MICHELA ROSTAN 

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