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122 sfumature di Dries Mertens: Ciro scrive la storia del Napoli


“È un giocatore normalissimo e oggi, 17/06/2013, vi dico che non giocherà più di 8 partite da titolare nel Napoli”, così dichiarò Eziolino Capuano (attuale allenatore dell’Avellino), durante la puntata della trasmissione sportiva “Number Two”(in onda su Canale 34). Una profezia una condanna, per un popolo che nella scaramanzia ha sempre riconosciuto la sua identità partenopea.

A distanza di sette anni dal presagio, però, la realtà dei fatti è ben lontana da quelle malauguranti affermazioni e oggi sorride a Dries Mertens, al Napoli e all’intera città. 122 reti stagionali, l’ultima arrivata sabato sera in semifinale di Coppa Italia contro l’Inter e divenuta passepartout per la qualificazione alla finale contro la Juventus (mercoledì 17 giugno, ore 21.00). Un goal che dichiara il folletto belga come miglior capocannoniere della storia del calcio Napoli. Benitez ci vide lungo quando, agli albori di giugno 2013, poco dopo la sua ufficializzazione come commissario tecnico del club azzurro, concluse il suo primo colpo di mercato, scovando proprio colui che sette stagioni dopo, sarebbe diventato il recordman della squadra partenopea.
Mertens ha superato il capitano Marek Hamsik (a quota 121 goal stagionali), segnando 90 reti in Serie A, 26 reti nelle coppe europee e 6 in Coppa Italia. Nessuno come lui in maglia azzurra, neanche il leggendario Diego Armando Maradona, fermo a quota 115 goal e terzo nella classifica marcatori del Napoli. Quale modo migliore di tornare in campo per l’ex attaccante del Psv, dopo oltre 3 mesi di stop provocati dall’emergenza COVID-19, reso ancor più emblematico dall’annuncio del rinnovo di contratto, che lo vedrà protagonista assoluto del Napoli per altri due anni, con la possibilità di prolungare fino al 2023.
L’intesa tra Ciro e la società è molto forte, in particolar modo con il mister Gattuso, il quale ha insistito fortemente sulla permanenza del bomber in squadra. Un rapporto di fiducia e stima reciproca tra i due, manifestato anche di recente, in vista della sfida contro l’Inter: “Vado in campo e non mi tiro indietro. Ti porto in finale”, così Dries sussurrò a Ringhio, alla vigilia del fischio d’inizio, quando ancora era in dubbio la presenza del giocatore tra gli undici titolari, a causa di un affaticamento muscolare (retroscena riportato dalla Gazzetta dello Sport). Detto fatto! Mertens ha mantenuto la promessa, regalando non soltanto una semplice finale, ma la possibilità al suo coach di poter vincere il primo trofeo da allenatore di Serie A e del Napoli.
Il legame tra Ciruzzo e i colori azzurri, però, va ben oltre il calcio, manifestandosi come connubio perfetto tra passione per la squadra e amore per il popolo: verrebbe da dire Mertens sta a Napoli come Napoli sta a Mertens.
Dries non ha sposato soltanto la maglia, ma l’intera città partenopea, che per sette anni lo ha cresciuto rendendolo uno scugnizzo a tutti gli effetti.“È una bellissima storia. Si capisce che è un’appartenenza istintiva, che non riguarda il luogo di nascita.”, dichiara lo scrittore napoletano Maurizio di Giovanni, “È stato come con Maradona, Dries appartiene a Napoli da sempre. La città l’ha adottato col nome di Ciro, sono in connessione. Il pantheon degli stranieri del club passa da Maradona a Lavezzi, poi c’è lui. Mertens prende da Lavezzi quel modo di vivere il calcio, e se ne fa un interprete. Non è stato il primo a sposare Napoli, c’è stato Hamsik che era un napoletano diverso. Dries è la bellezza di Napoli”.
Un amore incondizionato, dunque, quello tra Ciruzzo e il popolo napoletano, emblema di come il calcio non sia soltanto una questione di goal, ma una scelta di cuore e di vita.

A cura di Maria Pia Russo.

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