Officina delle idee

14 LUGLIO 1789: INIZIA LA MODERNITÀ

Il 14 luglio non è soltanto la festa nazionale dei francesi. E’ la festa di tutti quelli che apprezzano la democrazia moderna: il cammino della modernità politica iniziò quel giorno. Certo è stato un cammino tortuoso, con passi indietro e svolte autoritarie, ma da quel giorno tutti gli uomini diventarono liberi e uguali veramente su questa terra e non solo “davanti a Dio“, come dice il Vangelo. Tutti gli uomini. Ecco la rivoluzione. Perché prima c’era solo uguaglianza fra pari: nobili con nobol, prelati con prelati. La grande massa del popolo non era nemmeno considerata soggetto di qualche diritto. L’istituzione feudale rappresentata dalla monarchia ereditaria, aveva perso ogni funzione. Era di ostacolo all’avvenire. Come disse Friedrich Engels : “se il vecchio non si arrende al nuovo pacificamente non resta che la violenza“. Che deve essere totale.Bisogna distruggere i simboli del vecchio potere. Lo fece il Cristianesimo verso il paganesimo, lo fecero le teste tonde inglesi decapitando Carlo II. Lo fecero i giacobini contro i Capeti, lo fecero i bolscevichi contro i Romanoff. La ferocia della Storia ha voluto che queste tre vittime fossero le più “innocenti”. Ma, come ci ricorda Mao:”la rivoluzione non è un pranzo di gala”.
La rivoluzione non sboccia all’improvviso come un fiore notturno. Essa è solo l’atto finale di un lungo processo di cambiamento culturale.Gli artefici si chiamavano Marat, Robespierre, Saint-Simon, ma i padri furono Cartesio, Voltaire, Diderot, La Mettrie. Uomini che rinnovarono le basi della cultura, che crearono una nuova “weltamschaaung”. Una nuova visione del mondo in cui tutto veniva messo in discussione. Anche e soprattutto quello che sembrava non dovesse cambiare mai, come la morale e la religione. La stessa scienza venne messa in discussione facendola scendere dal paradiso delle idee per farsi prassi a sostegno del progresso: l’immane impresa dell’ Encyclopèdie fu questo innanzitutto. Quella cultura influenzò il mondo contemporaneo. Nella spirito di quella temperie, nacquero a Napoli opere fondamentali come la “Scienza della legislazione” di Filangieri o i “dialoghi Sulla Moneta e sul Commercio dei grani” di Galiani.
Gli Stati Uniti debbono a quelle idee la loro origine. Fra i due eventi rivoluzionari ci fu un intenso scambio di esperienze e di idee. Non a caso uno degli eroi della rivoluzione americana, fu Lafayette e Franklin veniva spesso a Parigi in quegli anni turbinosi.La “Dichiarazione dei diritti degli uomini”, è figlia di quella stagione. Le sue prime parole:”Ogni uomo nasce libero e uguale di fronte alla legge travolsero per sempre il passato feudale”.
Ogni uomo”! Capite la carica rivoluzionaria di questa semplice frase? Fu così importante che siamo ancora lontani dalla sua piena realizzazione in qualsiasi angolo di mondo.
Corse del sangue? Certamente. E tanto. Forse troppo. Ma se sei nel pieno di un’opera di trasformazione violenta, i dettagli contano poco.
Per me la lettura dell’89 di Lefebvre fu illuminante. A 18 anni mi innamorai, letteralmente, degli illuministi. Passavo intere giornate con loro. Sopratutto con Voltaire e con la satira irridente di Diderot.
Mi accorsi poi che nel PCI era una passione comune ai giovani ai quali piaceva più Voltaire che gli scritti di linguistica di Stalin. Il perché è semplice: eravamo figli di quella stagione. Soprattutto noi napoletani, che eravamo gli eredi culturali di quelli che sdoganarono l’Illuminismo facendolo uscire dalla frontiere galliche. C’ è molto illuminismo nella prima elaborazione del PCI della questione meridionale: anche nei simboli. Le Assise per la Rinascita del popolo meridionale che si tennero nel dicembre del 1949 a Salerno, Matera e Bari, furono preparate con un lungo lavoro di coinvolgimento popolare. Ogni paese, ogni villaggio, ogni quartiere, fu chiamato a redarre il proprio “Quaderno di rivendicazione “ sul modello di quei “Cahiers de dolèances” che in Francia prepararono il cambiamento. La stessa attenzione ai problemi dell’agricoltura, della redditività delle terre risentiva molto della influenza dei “physiocrates” che furono fra i padri dell’illuminismo. L’operazione riuscì in pieno anche perché la diressero uomini come Sereni, Rossi-Doria, Alicata, Grieco, Gullo. Tommaso Fiore Amendola, ovvero il fiore della intellettualità democratica meridionale. E’ inimmaginabile, negli attuali tempi di mediocrità, pensare che i dirigenti politici autorevoli fossero innanzitutto “Intellettuali “ autorevoli.
Mi aspetto le indignazioni moralistiche delle anime belle. Quelle che avrebbero voluto il processo a Mussolini e ad Hitler e che protestano perché i partigiani sparavano senza avere il porto d’armi e senza autorizzazione a farlo. Da quegli avvenimenti discendono le libertà civili e l’uguaglianza giuridica fra gli uomini, pilastri della modernità. Dopo circa due secoli e mezzo quei princìpi sono assenti in ampie zone del mondo, Cina e mondo arabo compresi. Nelle zone di antico insediamento il sistema già ha maturato segni di crisi; diventa cogente la necessità della uguaglianza sociale ed economica: un disoccupato, un lavoratore dipendente, non è veramente libero fin quando il suo agire è deformato dalle necessità della sopravvivenza. Lo sforzo comune deve essere quello di arrivarci in maniera pacifica. Ciò richiede grande intelligenza politica. Merce di difficile reperimento sul mercato attuale. Grecia docet. Il nostro impegno di uomini democratici deve essere questo superando le meschinità elettoralistiche che qualche “parvenu” scambia per politica.

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