Cultura

“Comunico dunque sono”: il nuovo saggio di Samuele Ciambriello sulla comunicazione

Oggi, presso la sala degli Specchi della Unipegaso,  si è tenuta la presentazione del saggio “Comunico dunque sono” di Samuele Ciambriello, scrittore e docente universitario, da quattro anni garante campano delle persone private della libertà personale.

Il libro, pubblicato da Guida Editori, tratta della complessa e ampia tematica della comunicazione.

Partecipanti dell’evento, oltre al Garante, Diego Guida, Maurizio de Giovanni, Caterina Laita e Maria Rosaria Selo.

A prendere parola, introdotta da Guida, è stata proprio  Maria Rosaria Selo: “Un appunto che mi ha colpita nel saggio è stata la comunicazione non verbale, una cosa importantissima. Noi donne siamo più predisposte a questo tipo di comunicazione. Tra madre e figlio c’è la gestualità che è fondamentale e più sincera”.

Lo scrittore Maurizio de Giovanni ha esposto la questione della comunicazione nel nuovo millennio : “Non abbiamo mai comunicato così tanto, ma non abbiamo mai comunicato peggio“.

Questo saggio è di estrema importanza– dichiara de Giovanni- perché esamina il problema, non un problema. La pandemia ci ha portato ad un isolamento fisico che ha comportato un incremento enorme della comunicazione sociale. La comunicazione via social, a mio personale modo di vedere, è uno dei più grandi rischi per l’umanità, largamente superiore alla pandemia e alla guerra”.

C’è però un lato positivo, infatti, lo scritto ha detto: “Durante la pandemia, il mercato dei libri è cresciuto del 25%, non succedeva da 20 anni, perché non c’è niente che porta altrove come un libro. La gente ha iniziato a leggere perché aveva bisogno di andare da un’altra parte”.

Riguardo Ciambriello ha dichiarato: “L’opera di Samuele è da qualche anno rivolta a dare voce a chi non ce l’ha. La comunicazione diventa fondamentale e necessaria, profondamente umana. Samuele, di missione da voce agli esclusi, a coloro che la società ha ritenuto di allontanare da se stessa. La mattina si sveglia e diventa un ponte tra gli esclusi e gli inclusi. Il saggio è scritto e coordinato da persone che conoscono bene cosa significa comunicare ed essere esclusi dalla comunicazione”.

Caterina Laita è stata la terza a prendere parola riguardo l’argomento: “Io mi occupo di comunicazione e ciò che è alla base è comprenderne la vera essenza. Nell’introduzione del libro si parla di “overdose comunicativa”, necessità di dover per forza comunicare. Se approcciamo al testo ci rendiamo conto di quelle che sono le tecniche e metodologie didattiche con cui ci si approccia alla comunicazione. Oggi approcciarsi alla comunicazione di massa attraverso internet non è semplice“.

L’errore più grande della comunicazione è la non accettazione di se stessi, per questo si tende a strafare e a farsi del male”. Conclude Laita.

Per ultimo Samuele Ciambriello ha dichiarato:” Nel testo è evidenziata la comunicazione non verbale, il 70% della nostra comunicazione quotidiana. C’è una comunicazione sociale, una delle forme più alte e nobili per fare una comunicazione di pubblica utilità”.

C’è di più. Nel complesso, questo mondo della comunicazione è il sistema della pubblicità. Dobbiamo entrare in una globalizzazione totale. Noi siamo stati condizionati dal sistema televisivo dei giornali”, prosegue.

I mass media sono invasivi e pervasivi, dentro questa comunicazione vengono veicolati i significati, le ragioni per cui si creano anche nuovi gruppi politici. Chi stabilisce di parlare di un argomento rispetto ad un altro? Anche il potere politico impone le proprie idee su questi strumenti. Se diciamo comunicare per condividere e rendere noto, la radice della comunicazione è comunità. La vera comunicazione produce comunità”.

“Non si può non comunicare. Tutti possono comunicare, ma non tutti sanno farsi capire. Ogni nostro gesto ha valore comunicativo, ogni comunicazione ha dei contenuti e mette in campo delle relazioni“.

Riguardo il saggio ha fatto presente che “è un testo che ci deve aiutare perché le parole precedono l’azione, se non ho buone parole rischio di fare solo pochi metri o qualche chilometro di strada”.

Samuele Ciambriello ha concluso: “Un vero autore è quello che tra il dire e il fare ci mette il coraggio“.

 

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