Officina delle idee

Dentro i fatti arriva dentro la scuola

Dentro i fatti, la trasmissione condotta da Samuele Ciambriello in onda tutti i lunedì sulle frequenze di Radio Club 91, è ripartita con grinta per questa nuova stagione, porgendo alle orecchie dei suoi ascoltatori i temi che, nonostante l’estate sia già un ricordo, sono ancora scottanti. Come la scuola, innanzitutto. Quella scuola che ci ha dato da parlare dai talk show televisivi alle pagine dei giornali, fin sotto l’ombrellone, con la valanga di assunzioni a tempo indeterminato annunciate appena pochi giorni fa, che hanno portato con sé un’altra valanga di polemiche, a causa del rischio esodo in tutta Italia. Già in apertura Rosetta D’Amelio, Presidente del Consiglio Regionale campano, ha ricordato che la scuola dovrebbe essere «la palestra educativa e formativa delle nuove generazioni», parole semplici, ma mai scontate.

A entrare nel vivo della questione ci pensa però Angela Cortese, già presidente del Comitato Insegnanti Precari e consigliere regionale della Campania. A Samuele Ciambriello che le chiede come procede la sfida di questa scuola che sta cambiando, giorno dopo giorno, Cortese risponde «che è appena partita, una sfida che sarà sicuramente lunga e faticosa», e che avrà senz’altro bisogno di investimenti finanziari e «investimenti sulla formazione del personale. Tutto questo personale che entra in ruolo ha sicuramente necessità di formarsi di aggiornarsi per poter essere all’altezza della sfida».

Eppure, abbiamo a che fare con una riforma che ha trascinato con sé innumerevoli reazioni contrarie e dissensi, una riforma che ha certamente luci e ombre. «Penso che la scuola aveva necessità di una scossa – continua Angela Cortese – di chiudere coi vecchi retaggi, come il precariato, di darsi un organico funzionale, ma c’era soprattutto bisogno di rilanciare l’autonomia scolastica, e tutto questo c’è nella legge 107», una legge che, sottolinea, lei stessa ha letto, senza ricorrere a nessuno slogan o frase fatta da striscione.

A metà dibattito interviene anche Rosanna Colonna, sindacalista CISL, alla quale Samuele Ciambriello domanda perché, in fondo, questa “buona scuola” di Renzi non riesce a mettere tutti d’accordo: «Non ci convincono le modalità. Noi eravamo d’accordo che la scuola avesse bisogno di uno scossone, però i cambiamenti andavano valutati, concordati. La mancanza di possibilità da parte del sindacato di dare dei consigli, delle opinioni è stato troppo. Tante cose non sono state valutate, e adesso stanno uscendo fuori. Ma il problema più grande, che bisognava affrontare, era quello dell’esodo». La questione, secondo Colonna, è che attraverso questa migrazione interna di docenti del Meridione costretti a fare le valigie e a trasferirsi, staremmo portando ricchezza al Nord. Non si tratta di dividere l’Italia in due, e di mettere il Sud contro il Nord: sta di fatto, però, che c’è il rischio di lasciare ancora una volta indietro il Mezzogiorno, se poi la nostra ricchezza (anche umana) deve andar via, senza contare il considerevole problema delle famiglia che sono costrette a rimanere qui. Ed è a questo punto che riprende Angela Cortese: «Concordo, noi spostiamo una forza lavoro al Nord, ma non siamo neanche riusciti a tenercela al Sud. Non possiamo pensare che non abbiamo fatto una grande battaglia perché si portasse il tempo pieno anche al Mezzogiorno».

Rosaria Decano, vicepreside dell’istituto Marconi di Napoli, se da una parte apprezza la libertà che la nuova legge consente alle scuole quanto ad organizzazione, dall’altra afferma che «per quanto riguarda la responsabilità dei presidi, ci andrei un po’ con i piedi di piombo». Secondo il suo giudizio, infatti, si tratterebbe di responsabilità enormi per i presidi, che andrebbero ben oltre le loro competenze, soprattutto per quanto concerne le valutazioni di merito. Salvatore Longobardi, insegnante che gestisce il noto sito Professionisti Scuola, ritorna anche lui sulla questione dell’esodo, prendendosela con questo «rimescolamento delle carte pazzesco» che ha diviso le famiglie. Troppi interrogativi e troppi nodi da sciogliere che, purtroppo, non possono trovare soluzione in una sola puntata. Ma siamo certi che il dibattito continuerà.

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