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CONTINUA IL TOUR SENZA PRECEDENTI DI OBAMA: DOPO CUBA, IL PRESIDENTE SBARCA A HIROSHIMA

Continua il tour senza precedenti del Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Dopo la visita a Cuba dello scorso marzo, durante la quale aprì per la prima volta alla revoca totale dell’embargo nei confronti della dittatura castrista, infatti, il leader degli States si reca al memoriale della pace, in Giappone, eretto in ricordo delle vittime dei bombardamenti americani a Hiroshima durante la seconda guerra mondiale, ormai oltre settant’anni fa.
Nessun Presidente in carica, infatti, aveva mai reso omaggio alle vittime della bomba atomica. Questo gesto, successivo al G7 di qualche giorno fa, pertanto, è di portata storica, oltre che di estremo valore politico.
Veniamo qui per toccare con mano quanto una terribile forza ha devastato questo territorio. Per rendere omaggio alle persone che sono morte qui. Siamo nel punto in cui esplose la bomba, per ricordare tutti gli innocenti vittime di quella guerra e di quelle che verranno. Le loro anime ci parlano e ci ricordano cosa potremmo diventare. Dobbiamo ricordarci la storia che è fatta anche di tantissime cicatrici che sono simbolo di estremismi e imperi che sono caduti. Purtroppo sono tante le persone sacrificate nel tempo“.

Ha dichiarato Obama ad una folla di giornalisti, seguito dal premier giapponese Shinzo Abe. “Settantuno anno fa la morte è arrivata dal cielo e il mondo è cambiato. La guerra fa parte della storia dell’uomo, ma abbiamo imparato che non dobbiamo utilizzare gli strumenti che abbiamo fabbricato per far del male”.
Il Presidente sottolinea, quindi, l’impegno che gli Stati Uniti e le democrazie del mondo intero dovranno assumere contro gli armamenti nucleari, auspicando la totale scomparsa degli stessi, soprattutto se in mani di fanatici. Augura agli stati del pianeta di risolvere, attraverso l’utilizzo della memoria di stragi come quella di Hiroshima, i prossimi conflitti tramite la diplomazia piuttosto che le armi e la violenza. “Ogni atto violenza delle nazioni” – dice – “ci dimostra che il nostro lavoro non è ancora finito”,
Torna, quindi, a tendere simbolicamente la mano ai padroni di casa, sostenuto dal Shinzo Abe che fotografa l’evento come un nuovo, importante passo per la riconciliazione tra i due stati. “La mia visita a Hiroshima è la prova che anche le fratture più dolorose possono essere ricomposte, l’occasione per onorare la memoria di tutti coloro che sono caduti nella Seconda guerra mondiale”.
Un altro capitolo, quindi, scritto dal Presidente uscente che, prima di abdicare e liberare le sue stanze dalla Casa Bianca, ha deciso di lasciare un forte segno mediatico e politico sul suo operato all’estero. In prima linea, infatti, su questioni internazionali di primissimo livello, Obama ha dimostrato, al contrario di altri leader che l’hanno preceduto, di saper utilizzare la diplomazia per avvicinarsi a questioni delicate, anche di non facile risoluzione come Cuba e Giappone, appunto.
Tuttavia, non si può non notare che in questo splendido incontro, non privo di contestazioni da parte di alcuni manifestanti locali, siano mancate le scuse che la storia, i morti e tutto il mondo attende.
Per dei passi avanti, indiscutibili, che vengono mossi dagli States, purtroppo ancora si attende il momento in cui questioni vecchie oramai di tanti anni possano trovare davvero risoluzione e dare sollievo a chi le aspetta. Il prossimo Presidente è avvisato. Il compito non sarà facile, ma necessario.

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