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PER AVVIARE UNA DISCUSSIONE UTILE SUL DOPO VOTO MANCANO I CORPI SOCIALI E DEMOCRATICI INTERMEDI. IL COMMENTO DI VITO NOCERA.

 

di Vito Nocera

Al di là dei numeri e dei flussi, che sono comunque utili a capire, un minimo di buonsenso dice che il progetto di Renzi – pur non sconfitto come dipinto da Grillo – vive una difficoltà molto seria. Vive anzi più di una difficoltà. Vediamone in sintesi alcune.

La prima deriva dalla persistente crisi economica e sociale. I segnali di ripresa restano flebili, non chiari, e comunque non producono al momento ricadute sulla condizione di persone ( anche tanti giovani ) spaesate e timorose sul proprio futuro. Se a questo aggiungiamo le tante criticità di questi mesi nel campo del credito , cui l’italiano medio appare molto sensibile, con le conseguenti opacità del settore il quadro si completa da se.

L’altra grande difficoltà ( che, si badi, non evidenzia tanto un deficit del governo ma segnala un nocciolo duro oggettivo ) è che sul nodo dirompente dei migranti l’Italia subisce l’urto congiunto di una Europa ancora recalcitrante ad assumere vere responsabilità e quello di una opinione pubblica, anche la meno xenofoba e intollerante, che resta diffidente e distante rispetto all’approccio culturale inclusivo cui – in questo in sintonia col pontefice argentino – si ispirano , coraggiosamente gliene va dato atto, il governo e lo stesso Pd. Questo dei migranti unitamente agli spazi di flessibilità finanziaria misura il terreno del rapporto con la dimensione europea. Senza una decisa deviazione dal modello di Unione che i cittadini – a ragione o a torto – rifiutano, l’intero continente resta come sospeso sull’orlo del baratro. Il modello di convivenza civile, qualità istituzionale e inclusione sociale, meglio realizzato e riuscito rischia di vedere irrimediabilmente compromesso un profilo che sembrava, erroneamente, acquisito una volta per sempre.

A questi nodi più di fondo si intrecciano, come è naturale, cose più legate alle città e ai territori. Qualità dell’offerta politica, densità del tessuto civile dei luoghi, condizione economica e tenuta sociale. Per tutti valga l’esempio della differenza stridente tra Napoli e Milano. Qui, in una città così sofferente e difficile, si rende possibile perfino una variante del populismo grillino più estremizzata e meno lineare. Nel mentre dove la condizione reale è meno aspra, più socialmente compatta e con ben altre possibilità di sviluppo, come a Milano, vediamo un confronto che trasmette quasi l’idea, anch’essa in verità un pò fuori tempo, della classica alternanza all’europea che precedeva gli anni del conclamarsi della dura crisi sociale in cui siamo.
Una riflessione più compiuta, è ovvio, si farà dopo i ballottaggi, peraltro mai così decisivi. Ma è chiaro che la crisi del progetto di Renzi non vive tanto nella dimensione puramente politica ( le cose cioè sulle quali si appassionano i media e anche tanti protagonisti politici ) ma ha le sue radici in una complicata e inedita questione sociale, e ormai a respiro europeo. E’ questo che rende un pò sterili ipotesi correttive( necessarie intendiamoci ) troppo semplificate, credendo in buona fede che il problema sia tutto di mera geometria politicista ( modello Zenda e simili ). Se, come vediamo, le proposte ” a sinistra ” restano ininfluenti e se – come ci dice ad esempio il rapporto tra opinione pubblica e immigrazione, dove al Pd arriva purtroppo un rimbrotto piuttosto ” da destra “, vuol dire che la questione che abbiamo davanti, tutti noi e non solo Renzi, è forse un pò più complessa.

Dove forse un correttivo è già possibile e urgente è quello dei corpi democratici e sociali intermedi. Arrestare la tendenza contemporanea a società svuotate da elementi aggregati ( la società liquida di Bauman o la post – società come definita da altri studiosi ) è certo difficile. E però se ne può provare almeno a moderare la tendenza fin troppo praticata a marginalizzare e mortificare aggregati ( culturali, sociali, istituzionali ) già di per se ormai poco attrattivi e presenti. Il paradosso è che quel Renzi che avrebbe dovuto trasversalmente sfondare nel consenso del centro destra da un lato e in quello del movimento di Grillo dall’altro, appare oggi il soggetto politico con il profilo più definito e meno suscettibile di penetrare altri mondi. A differenza degli altri due poli che, vediamo, anche in vista dei ballottaggi, tendono di fatto, data la minore nettezza dei propri profili, a mescolarsi con più facilità tra aree di consenso diverse. Questa ultima considerazione rinvia al nodo di una legge elettorale che, oltre ai difetti di cui discutono tutti, presenta anche questo non secondario inconveniente democratico, quello di favorire di fatto proposte politiche piu trasversali ed ambigue.

D’altra parte questo rilievo ci dice, infine, che la vicenda di Napoli, per niente secondaria in tutto questo quadro, non era una invenzione soggettivistica di Bassolino e di chi lo ha sostenuto. In un quadro così figure come quella dell’ex sindaco, capaci cioè di una grande e dirompente energia, in grado di incarnare con la propria stessa storia e presenza valori di sinistra e al tempo stesso di essere attrattive presso altri mondi ed elettorati, va da se che sono le figure più competitive nella sfida tripolare, e fondata putroppo su tratti di forte impronta personale, in cui si svolgerà la contesa nei prossimi mesi e anni per provare a dare – pur se in questo contesto tanto difficile- un equilibrio e una prospettiva democratica all’Europa e all’Italia.

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