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LA LEGGENDA DELLE STREGHE DI BENEVENTO: TRA MITO E STORIA

Le streghe di Benevento si racconta,  si riunissero sotto un immenso albero di noci lungo le sponde del fiume Sabato, dove si venerava il demonio sotto forma di cane o caprone.

È una leggenda antica, pare risalga al XIII secolo, la credenza diffusa in Europa secondo cui nelle terre beneventane avvenissero incontri tra le streghe italiane.

Queste donne erano fattucchiere capaci di compiere incantesimi e malefici, di preparare filtri magici e procurare aborti. Di giorno erano delle persone normali, ma di notte avveniva la trasformazione. Dopo essersi cosparse di un unguento magico potevano spiccare il volo a cavallo di una scopa di saggina essiccata. Tra le streghe, c’erano poi le janare che potevano incantare o sciogliere dai malefici. Ma queste avevano un segno distintivo, erano nate nella notte di Natale ed acquisivano il potere magico solo all’età di sette anni. È probabile che la leggenda prenda le mosse da culti pagani per Iside, dea egizia della luna a cui Domiziano aveva fatto erigere un tempio. A sua volta, Iside incorporava Ecate, dea degli Inferi e Diana dea della caccia. Tutte queste divinità avevano rapporti con la magia.  Tradizione vuole che nei pressi del fiume Sabato veniva appesa ad un albero sacro la pelle di un caprone in onore di Wotan e per guadagnarsi il favore del dio, galoppavano intorno all’albero tentando di strappare brandelli della pelle che poi avrebbero finito col mangiare. Tuttavia, le streghe potevano penetrare nelle case delle persone a cui volevano nuocere, attraverso la porta . Ecco perché all’ingresso delle case si era soliti in tempi antichi porre dei sacchi di sale o delle scope di saggina, perché le streghe una volta penetrate in casa si sarebbero fermate a contare le pagliuzze della scopa o i grani di sale, senza poterne uscire.

 

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