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A POGGIOREALE, IL PROGETTO DI FILM TERAPIA RIVOLTO AI DETENUTI DELLA CASA CIRCONDARIALE E CURATO DALL’ASSOCIAZIONE LA MANSARDA

Dalla fine di gennaio 2016, per circa tre mesi, si è svolto presso la Casa Circondariale di Poggioreale un progetto totalmente improntato alla film terapia. Hanno partecipato i detenuti dei padiglioni Livorno e Firenze, prendendo parte al progetto ogni mercoledì pomeriggio in gruppi di circa 20 persone alla volta.

L’attività promossa dall’Associazione La Mansarda, è stata interamente ideata e gestita da tre volontarie salernitane, Vittoria Guglielmi, Ninfa Rossi e Roberta Senese, rispettivamente due criminologhe ed una psicologa, con la partecipazione saltuaria della dott.ssa Angela Piccolo.

Le pellicole di volta in volta proiettate hanno riguardato varie tematiche: dal rafforzamento del concetto di gruppo, alle dinamiche familiari, quelle inerenti al lavoro, all’abuso di sostanze, e alla difficoltà -al giorno d’oggi- di riuscire ad inserirsi in una società sempre pronta a puntare il dito e poco propensa ad aiutare chi invece è in difficoltà; dalla storia di vita di Padre Bartolo Longo a pellicole cinematografiche vere e proprie come “Full Monty”, “La Vita è bella”, passando per “Trainspotting” e “Yes Man”, fino ad arrivare al capolavoro del regista salernitano Sydney Sibilia con il suo “Smetto quando voglio” e l‘ultimo film di Carlo Verdone, “L’abiamo fatta grossa”.

Una storia tristemente reale qust’ultima, fotografia perfetta della società del XXI secolo che i detenuti hanno apprezzato particolarmente.

Al termine di ogni film, è sorto un dibattito costruttivo e stimolante per il gruppo di detenuti, e che è stato moderato dalle stesse dottoresse. Molti dei partecipanti, si sono in questo modo trovati  a dover affrontare un profondo lavoro introspettivo, evidenziando quanto sia difficile per loro stare lontano dagli affetti più cari, e di quanto tale mancanza si riversi indubbiamente anche sulla crescita dei figli.
Altri hanno inevitabilmente spostato l’attenzione sulla loro condizione detentiva, difficile da accettare e da portare avanti, ma che al tempo stesso deve fungere da monito per il futuro.

E’ stata un’esperienza sicuramente positiva, non solo dal punto di vista umano, ma soprattutto professionale perché se da un lato ha permesso ai detenuti di far emergere riflessioni fin ora mai affrontate grazie ai benefici della film terapia, dall’altro ha consentito alle dottoresse suddette di rafforzare le competenze sin ora acquisite durante gli anni di studio, e di comprendere a pieno quelle che sono le esigenze e le sofferenze strettamente connesse alla condizione detentiva.

 

 

 

Vittoria Guglielmi

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