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Afghanistan, popolazione nel baratro della fame e della disperazione, la FAO si muove a sostegno della popolazione stanziando ingenti somme

KABUL , La Banca Mondiale all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), ha stanziato un ingente contributo, 150 milioni di dollari, la somma stanziata è stata data per fornire mezzi di sussistenza essenziali e assistenza salvavita alle popolazioni rurali più vulnerabili in Afghanistan. A renderlo noto, con un comunicato  è stata la stessa FAO, determinando che ancora altri 45 milioni di dollari sono previsti entro i prossimi 24 mesi.

In base all’ultima analisi dell’IPC (Integrated Food Security Phase Classification), del Food Security and Agriculture Cluster, circa 19,7 milioni di persone, i dati toccano cifre vertiginose, per avere un’unità di misura bisogna considerare quasi la metà della popolazione afghana che sta soffrendo una fame acuta.

Emerge dal rapporto, che le cause derivano dalla combinazione letale di un’economia in crisi e continua siccità. E «gli effetti a catena della guerra in Ucraina stanno esacerbando la situazione».

Bisogna fare riferimento anche alla gestione dei talebani che con i continui cambiamenti e norme stringenti non di certo aiutano la popolazione stremata da chiusure e divieti,  non ultimo è stato ordinato di utilizzare il burqa nei luoghi pubblici, vietando inoltre,  alle donne di poter viaggiare da sole o meglio solo se  accompagnate con persone di famiglia.

La dottoressa Clelia Nobile Psicologa Clinica ed Esperta in Criminologia,  ci illustra in dettaglio questo popolo come nel corso degli anni è mutato fino a precipitare in un baratro fitto di insidie: «Come già ampiamente descritto, l’Afghanistan si trova ad affrontare, ancora una volta una profonda crisi, non solo sociale e culturale ma anche economica.

Tra le varie cause che stanno spingendo al tracollo il Paese, ci sono le restrizioni alle donne lavoratrici che, come indicato da uno studio sull’economia interna, possono causare un calo del PIL del 5%, in quanto le donne afghane rappresentano il 20% della forza lavoro. Da agosto 2020 ad oggi, con l’ascesa al potere del regime talebano, stiamo assistendo a divieti sempre più forti a discapito delle donne, sia nel mondo della scuola e della formazione sia negli uffici pubblici. Le uniche che ancora possono lavorare sono quelle impegnate nel campo medico ed infermieristico.  La riflessione che questo dato ci spinge a fare può essere molto semplice, o perlomeno possiamo chiederci il perché e provare a dare una risposta. Un altro dato importante arriva dal governo. Basti pensare che, prima del regime, erano presenti 13 donne all’interno dell’esecutivo, tra ministri e viceministri.

Oggi, a rappresentare le donne al governo, abbiamo una quota pari a zero. Anche sorge una domanda spontanea: cosa è successo nel frattempo? Oppure cosa non è mai successo?

Tutto questo viene esacerbato anche dall’attuale crisi che i Paesi occidentali si trovano ad affrontare in seguito alla guerra in Ucraina e alle chiusure da parte del governo russo rispetto alle forniture di materie prime importate in tutto il mondo. Ma per un popolo già provato e ridotto alla povertà, è un altro nodo che si stringe e che rende sempre più difficile la fuoriuscita dal regime e dalla loro attuale condizione».

Con questa iniezione di liquidità si spera che il Paese possa aderire a progetti concreti che possono condurre il Paese verso una direzione solida, dove si possa palesare l’importanza che questo particolare popolo da al termine  dignità.

Il regime talebano, subentrato da meno di un anno, ad oggi non lascia  prevedere una volontà di allentare la cinghia, bensì lascia intendere tutta una serie di restrizioni, chiusure e imposizioni, mentre sarebbe auspicabile o meglio messo in evidenza considerando le proteste che le donne afghane hanno condotto, e ad  aprire uno spiraglio, a guadagno non solo delle donne e bambini, credo che in gioco ci sono le sorti di un popolo particolare quale quello afghano

 

a cura di: Raffaele Fattopace

 

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