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APRE ALLA GALLERIA PRINCIPE DI NAPOLI IL BISTROT LAZZARELLE:UN NUOVO MODO DI VEDERE IL CARCERE.

 alla Galleria Principe di Napoli, di fronte al Museo Archeologico di Napoli, è stato inaugurato Bistrot Lazzarelle, un caffè in cui vengono venduti e somministrati prodotti dell’economia carceraria, permettendo così a detenuti e ex detenuti di trasformare in realtà quello che è il vero fine della pena, ovvero il reinserimento sociale del detenuto e il suo ritorno in società. Il Bistrot punta ad essere, inoltre, un punto di riferimento culturale, destinando una sua parte a mostre fotografiche, presentazioni di libri, convegni e tavole rotonde.

All’evento erano presenti numerose personalità che operano nel settore e si occupano quotidianamente di carcere, tra cui il Garante regionale delle persone private della libertà Samuele Ciambriello, il garante cittadino Pietro Ioia, la consigliera regionale Valeria Ciarambino, l’assessore alle politiche giovanili di Napoli Alessandra Clemente, la direttrice e la ex direttrice del carcere di Pozzuoli Carlotta Giaquinto e Maria Luisa Palma. Il Bistrot presenta all’esterno proprio i frutti del lavoro che da oramai dieci anni la cooperativa Lazzarelle compie in moltissimi istituti penitenziari e in particolare nella casa circondariale femminile di Pozzuoli, dove le detenute, regolarmente assunte, lavorano alla torrefazione del caffè poi venduto all’esterno. “Si tratta dell’anello di congiunzione tra l’interno del carcere e il mondo esterno, la chiusura di un progetto e il collegamento necessario per le detenute che iniziano a lavorare con noi all’interno e poi continuano all’esterno”: queste le parole della presidente della Cooperativa Imma Carpiniello, che ha sottolineato l’importanza di questo grande passo in occasione dell’inaugurazione.

Una realtà che ha coinvolto in questi anni ben 56 detenute, raccontando il carcere in maniera differente, come luogo di vero reinserimento sociale.

Sono orgoglioso e ammirato per il lavoro svolto in questi anni dalla cooperativa Lazzarelle. Con il Bistrot un passo in piu’ anche  per agevolare il raggiungimento della indipendenza economica , fondamentale per consentire alle donne detenute di emanciparsi da una prospettiva di vita legata alla marginalità“, così il garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello.

La cooperativa, inoltre, si inserisce in una più ampia rete di imprese sociali che sono impegnate in tutta Italia in progetti che coinvolgono detenuti ed ex detenuti in percorsi di formazione. Tra i tanti virtuosi esempi, oltre a quello di Pozzuoli, i progetti operativi negli istituti di Rebibbia, Malaspina di Palermo, nell’alta sicurezza del carcere di Trani. Si tratta di prodotti non solo buoni, ma soprattutto etici: la stessa torrefazione del caffè venduto a Napoli, la cui lavorazione avviene senza aggiunta di additivi e rispettando i tempi naturali di preparazione dell’antica scuola artigianale napoletana, ne è l’esempio. Sono prodotti che rappresentano delle storie e delle persone che cercano di riscattarsi attraverso il lavoro e danno dimostrazione del loro reinserimento sociale e della necessità di offrire un’alternativa a chi ha commesso degli errori.

L’iniziativa, molto partecipata, e sostenuta da Charlemagne e Unicredit, presenta infine una collaborazione con un altro soggetto debole, i piccoli produttori di caffè del sud del mondo. Si dà così, attraverso le misure alternative alla detenzione, la possibilità di scontare l’ultima parte di pena al di fuori del carcere, compiendo quel reinserimento necessario per dare attuazione al disposto dell’articolo 27 della Costituzione. Una realtà da sostenere, come esempio virtuoso della strada da perseguire nell’ambito penale e carcerario.

A cura di Giusy Santella

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