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Caro Vespa, l’audience non è tutto

Arde la polemica sul caso Bruno Vespa vs Casamonica. Sul caso che riguarda l’invito da parte del noto conduttore e giornalista televisivo, che ha scelto d’invitare, nel salotto del programma “Porta a Porta”, la figlia e il nipote di Vittorio Casamonica. Quel Vittorio Casamonica conosciuto come “Il Re di Roma”, colui che è noto per essere stato il capo di uno dei clan criminali più potenti di Roma. Quel Casmonica i cui funerali in pompa magna hanno indignato il mondo intero.

E a indignare ancora, questa volta, è la puntata di lunedì sera andata in onda su Rai 1 dove i famigliari del defunto “Re di Roma” hanno parlato di quel funerale che creò tanto scalpore, sottolineando, che tutte le critiche e polemiche nate nei giorni seguenti, sarebbero state frutto di una mala interpretazione. S’intende, da subito, la piega della puntata quando il conduttore domanda a Vera Casamonica, perché durante i funerali del padre  fosse stata trasmessa la canzone del padrino:«Quella canzone piaceva tanto a papà». E il giorno dopo la messa in onda, Vittorio Jr, nipote del defunto omonimo nonno, ha voluto ringraziare il conduttore Vespa e il programma per aver reso possibile: «Smentire tutte le calunnie su di noi e dimostrare che siamo persone oneste per darci modo di dire le cose come stanno, e siamo andati volentieri. Su mio nonno hanno detto tante bugie, tante calunnie, ma non era un boss, era una persona normale».

Ora è chiaro che a creare polemica e indignazione non siano le parole dei famigliari di colui che era ritenuto essere un importante capoclan a Roma. A creare polemica e indignazione è chiaramente la loro presenza in un’emittente del servizio pubblico, la stessa Tv per la quale bisogna pagare un canone. La stessa Tv nata nel 1944 che, in quanto servizio pubblico, doveva avere anche un ruolo pedagogico ed educativo. Ruolo che ha avuto per moltissimi anni e che, oggi, sembra aver definitivamente perso.

La puntata di lunedì con ospiti i Casamonica ha registrato 1 milione e 340 mila spettatori, ascolti record. Inseguire quegli ascolti, per rispondere a una logica di Tv commerciale, ha fatto sì che negli anni la programmazione Rai s’impoverisse di contenuti. E’normale che anche la Rai si sia dovuta adattare a uno stile televisivo diverso, che si sia evoluta, ma da qui a dimenticare di essere un servizio pubblico e, in quanto tale, “obbligato” a seguire una determinata linea editoriale, ce ne passa. Buon giornalismo, ricerca della verità, cronaca dei fatti hanno lasciato il posto a una sfrenata spettacolarizzazione, dove non importa chi siano i protagonisti, conta solo che si faccia show e che questo continui. Così Vespa ha deciso di ospitare i famigliari di un defunto capoclan, lasciando loro lo spazio necessario, per giustificare “l’immondo funerale” del loro padre e nonno.

A poco è servito il “disperato” tentativo di mettere quella che  si può definire una pezza a colori, invitando il giorno dopo in puntata l’Assessore alla Legalità del Comune di Roma, Alfonso Sabella, secondo cui: «Sarebbe stato meglio spegnere i riflettori ed evitare di dare un’immagine folcloristica dei clan». Vespa, però, si è difeso dicendo: «Abbiamo trattato la vicenda Casamonica da servizio pubblico».

A questo punto bisognerebbe capire cosa intenda lui, Vespa, per servizio pubblico.

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