Officina delle idee

Chiude il Denza, quanti ricordi che tristezza

Napoli muore ogni giorno lentamente ma inesorabilmente. Una tappa dolorosa di questo declino è costituita dall’annuncio ufficiale che l’Istituto Denza chiuderà i battenti perché da tempo è in passivo. La denatalità sempre più accentuata e la mancanza cronica di denaro, che avvilisce anche le famiglie una volta facoltose, ha provocato una diminuzione drastica delle iscrizioni. Una volta bisognava prenotarsi con anni di anticipo e vi era una scrupolosa selezione del ceto sociale; oggi non si riesce a radunare in una classe che pochi studenti.

Quanti ricordi mi legano allo storico Istituto, frequentato dai miei figli Tiziana, Gian Filippo e Marina, assurti nella società a posizioni di rilievo: commissaria europea, celebre avvocato, insigne commercialista; in un tempo lontano che bastava studiare con impegno per trovare poi un lavoro prestigioso. Personalmente ho tenuto per anni nello splendido teatro numerose conferenze davanti ad un pubblico interessato alla cultura.

Grande delusione tra ex studenti e genitori legati ad uno degli istituti più famosi della città, intitolato a padre Francesco Denza, barnabita napoletano, celebre metereologo e fondatore dell’Osservatorio astronomico del Vaticano.

L’Istituto a partire dal 1943 ha educato ed istruito generazioni di studenti ed inoltre da alcuni anni ospitava il primo museo etrusco della città, con oltre 800 reperti dall’età del bronzo all’epoca imperiale dichiarato dalla Sovrintendenza di “eccezionale interesse archeologico e storico- artistico” e che potete consultare in un capitolo del mio libro su Posillipo digitando il link            https://achillecontedilavian.blogspot.com/search?q=denza

Oggi la struttura, che ha una superfice di alcune decine di migliaia di metri quadrati, tra costruzioni e giardini lussureggianti, è in vendita, si aspetta il cinese che voglia speculare sulla nostra storia: che tristezza, quanta malinconia.

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