Economia e Welfare

Ciambriello: “sostituire la parola legalità con responsabilità”

“Bisogna sostituire la parola legalità con responsabilità, per ridare forza a battaglie di giustizia sociale, alla lotta alle ingiustizie ed alla illegalità”.

Lo ha dichiarato il prof. Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti della Regione Campania, durante una iniziativa sui temi delle politiche sociali, tenutasi presso il 2° circolo didattico “Giancarlo Siani” di Torre Annunziata.

Ed è proprio sul ricordo di Siani che si è incentrato parte del dibattito, a cui erano presenti, oltre a Ciambriello, il responsabilità di “Libera Campania” Antonio D’Amore, il Presidente dell’associazione “Giuseppe Veropalumbo” Carmela Sermino, la sociologa Anna Malinconico, l’assistente sociale Gennaro Balzano.

I saluti sono stati portati dalla Dirigente scolastica Lucia Massimo, il dibattito moderato dal giornalista Stefano Pisaniello.

“Tante le battaglie condivise con Giancarlo Siani in tema di legalità e giustizia sociale – ha ricordato Ciambriello – all’epoca presso la Fondazione Colasanto guidata da Amato Lamberti”.

Su Torre Annunziata: “vorrei ricordare che 500 persone, provenienti da questo territorio, negli utlimi anni sono entrate in carcere o sono soggette a misure alternative al carcere”.

Continuando sui numeri “su 14 mila minori che scontano pene detentive o alternative, 6 mila sono di Napoli e Provincia. Responsabilità vuol dire mettere in campo politiche serie affinché chi è fuori dagli istituti penitenziari vi resti, perché i minori non siano portati a scegliere la strada della delinquenza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda la dott.ssa Malinconico che ha ricordato di essersi formata anche lei, da studentessa, presso la Fondazione Colasanto “sotto la guida di Amato Lamberti, insieme a Siani, Ciambriello e tante altre persone che sono ancora oggi impegnate sui temi delle politiche di prossimità e della giustizia sociale”.

Carmela Sermino, infine, ha ricordato “le tante battaglie messe in campo su Torre Annunziata e sull’intero territorio provinciale dell’associazione che ho fondato, a margine di una storia personale tragica ha cui ho reagito portando avanti progetti di contrasto alla criminalità e di promozione della legalità. “Giuseppe Veropalumbo”, mio marito, è morto per colpa di un proiettile vagante che nel capodanno del 2007 ci è piombato in casa durante i festeggiamenti. Ancora oggi, per questa vicenda, siamo alla ricerca di giustizia”.

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