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Coronavirus e scuola, quello che si può e quello che non si può fare da casa

Per ora è una possibilità, ma una possibilità reale. Le scuole, i nidi, le materne e le università sono chiusi fino al 15 marzo. La chiusura potrebbe però essere prorogata almeno fino al 3 aprile, per tutta la durata dell’ultimo decreto del governo. Lo ha detto lo stesso premier Conte: «In prossimità della scadenza, con un certo anticipo per evitare incertezze, cercheremo di fare un aggiornamento». Bisogna comunque cercare soluzioni immediate per la gestione dei bambini e per la loro scolarizzazione.

 

La prima preoccupazione tecnica è quella per gli esami di Stato, terza media e Maturità. Potrebbe essere eliminato per quest’anno l’obbligo di svolgere le prove Invalsi e l’attività di alternanza scuola-lavoro per fare la Maturità. Al ministero dell’Istruzione si stanno facendo simulazioni in base ai diversi tempi di chiusura. Difficile l’ipotesi dell’allungamento dell’anno scolastico in giugno con lo slittamento degli esami.

L’alternativa già messa in campo da molte scuole è quella della didattica a distanza. Non sono i compiti a casa passati attraverso il registro elettronico e nemmeno un sostitutivo delle lezioni in aula. Molti docenti e presidi hanno denunciato l’impossibilità di sostituire con percorsi on line le lezioni abituali.

«Abbiamo lavorato da subito a un’accelerazione del programma di didattica a distanza», ha spiegato la ministra Lucia Azzolina, «È una sperimentazione del presente che potrà lasciarci un patrimonio di esperienze importante per il futuro. Ma la scuola è molto altro. La scuola è condivisione, è stare assieme. La scuola in classe è insostituibile. E deve tornare presto».

La piattaforma del Miur dove è possibile attingere materiali per le lezioni a distanza ha avuto più di 100 mila contatti e oltre 7 mila insegnanti si sono collegati. Prima una strategia di vicinanza che una didattica a distanza, attività che invece è già partita per molte realtà come quella di Chiara Burberi di Redooc.com con la sua iniziativa #ScuolaACasa.

«La nostra generazione di genitori e docenti», spiega, «è ospite in questo secolo. Siamo nel 2020: i ragazzi e le ragazze in età scolare, tra i 6 e i 19 anni (poco più di 7 milioni) sono tutti nati nel nuovo secolo e hanno capacità e talenti che spesso non riusciamo a cogliere, impegnati come siamo a leggere i loro comportamenti con le “lenti” del secolo passato. Finalmente il futuro sta dettando le nuove regole del gioco. Al rientro a scuola, negli ambienti fisici comuni, la scuola non sarà più la stessa: tutti i docenti, finalmente nessuno escluso, avranno iniziato il loro percorso di cambiamento, anzi, di evoluzione verso la nuova didattica. La Scuola del futuro sta iniziando a prendere forma, nelle case degli italiani, con gli studenti al centro».

Per attivare questo tipo di scuola a distanza servono però pc e connessioni veloci che non sono accessibili in tutta Italia. Lo racconta ad agenzie e giornali locali Daniela Lo Verde, che guida l’istituto comprensivo Giovanni Falcone nel quartiere Zen 2, a Palermo. «Mi sento quasi a lutto. Per noi è una tragedia. Temiamo di perdere questi ragazzi – ammette -. Lontani dalla scuola per tutto questo tempo. Cerchiamo di tenere le porte della scuola il più possibile aperte con attività extrascolastiche, laboratori, incontri. Perché se i ragazzi non sono qui, l’alternativa per loro è la strada». L’ipotesi, senza pc a casa per molti studenti, è quello di passare attraverso Facebook e Whatsapp.

Diventa difficile qualsiasi forma di didattica a distanza per i più piccoli, quelli che vanno alle scuole elementari. «Le regole», spiegano i pedagogisti Daniele Novara e Marta Versiglia, «sono delle procedure e in un periodo dove viene a meno la sicurezza di ogni cosa avere una scansione su cosa fare durante la giornata è fondamentale. Va bene dare la regola sui compiti: per i bambini della scuola primaria si può dire “dalle 14 alle 16 farai i compiti nella tua cameretta. Se sei in difficoltà puoi chiedere alla mamma o al papà che nel frattempo faranno i loro lavori e alla fine potrai farci vedere il tuo lavoro per un ultimo controllo”».

Per i più piccoli ancora c’è ovunque la ricerca di baby sitter e sostegni anche economici. I genitori stanno pagando gli asili nido, ma non possono usufruire del servizio. Sul congedo straordinario per i lavoratori dipendenti il governo studia uno strumento giuridico speciale. Per gli autonomi e i lavoratori con partita Iva si pensa, invece, ai voucher. Il ministro per la Famiglia Elena Bonetti ha proposto di riconoscere il diritto di assentarsi dal lavoro per provvedere ai figli ai coniugi di operatori sanitari impegnati nell’emergenza. Tutte le norme dovrebbero arrivare la prossima settimana.

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