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Coronavirus, la ricerca degli anticorpi a Napoli sui primi 15mila test: il 10% risulta immune

Secondo quanto riporta “Il Mattino”, pare che siano circa 15 mila gli esami sierologici per la ricerca di anticorpi IgM (di fase acuta) e IgG (immunizzanti) anti Covid-19 effettuati in Campania nei laboratori accreditati a partire da lunedì scorso e circa il 10% di essi risulta positivo alle immunoglobuline IgG ossia quelle che appaiono alla fine di una infezione sintomatica o asintomatica che sia. Anticorpi che dovrebbero dare un’immunità ma non sappiamo ancora quanto durevole nel tempo.

Per le IgM invece, che testimonierebbero una malattia in fase acuta, non si hanno dati certi ma sarebbero pochissimi e per i quali ci sarebbe comunque un obbligo di notifica alle Asl. Ancora al palo invece il via libera alla trasmissione dei dati delle IgG sulla piattaforma regionale Sinfonia. «Con cinque punti prelievo effettuiamo circa 100 esami al giorno – avverte il titolare di un grande laboratorio del Vomero – nell’anamnesi che precede il test molti pazienti riferiscono di avere un dubbio legato a episodi aspecifici, come la tosse e pochi decimi di febbre, risalenti a gennaio o febbraio quando ancora l’epidemia non era scoppiata. Col senno di poi, dopo quello che è accaduto in Italia, queste persone pensano di avere incontrato sul loro cammino il Coronavirus che si sarebbe manifestato in maniera sfumata. E in effetti in una certa percentuale questi racconti sono poi confortati dall’evidenza sierologica. L’idea che mi sono fatto è che non esistono persone che contraggono il Covid in maniera completamente asintomatica mentre ritengo che tutti, chi più chi meno accusino dei segni che talora sfuggono o sono confusi con malattie stagioni banali. Ovviamente è solo una mia percezione». 

Finora, ad essere impegnati in questo tipo di analisi, sono stati circa la metà dei 700 laboratori distribuiti su tutto il territorio regionale. La restante fetta, tra studi e poliambulatori autorizzati e attrezzati con apposite piattaforme immunoenzimatiche necessarie per effettuare il test, attende ancora la consegna dei reagenti ormai prossima. Manca infatti all’appello ancora solo una tra le varie primarie company del farmaco che producono l’apposito kit. Il costo dell’esame per singolo dosaggio di anticorpi (IgG) costa circa 30 euro. Parliamo di esami sierologici di seconda generazione ad alta specificità (dal 95%ì al 97%) che si effettuano su sangue venoso, tramite un prelievo e dunque da non confondere con il test rapido eseguibile tramite la puntura del dito che ha invece una specificità bassa misurando anticorpi contro vari Coronavirus e non solo il Covid. Kit, quelli ultimi, in maggioranza di origine cinese che ancora circolano in alcune farmacie e che sono stati finora utilizzati da Asl e ospedali per screening di massa ma ormai considerati residuali e avviati all’esaurimento. Il sistema per il dosaggio delle IgM è tuttavia ancora legato a questo originario sistema cromatografico e chi lo richiede vede fatalmente raddoppiare il costo dell’esame.

Gli esami effettuati in Italia nella rete di laboratori di Federlab Italia, che rappresenta l’80 per cento delle strutture presenti in tutto il territorio nazionale, sono circa 50 mila. «La Campania è partita in maniera più massiccia – avverte Gennaro Lamberti, presidente dell’associazione di categoria – la Lombardia ad esempio ha approvato solo martedì la delibera, altri enti locali hanno posto paletti e restrizioni». Gli organi amministrativi della direzione Salute dell’assessorato dopo aver interpellato senza risposta il ministero della Salute hanno sostanzialmente accettato che i laboratori partissero con gli esami sierologici eseguiti però solo privatamente. Non c’è ancora invece il via libera alla trasmissione dei dati alla piattaforma regionale Sinfonia che consentirebbe, con una semplice password, di aggiungere dati clinici salienti di una quota non trascurabile di persone.  Informazioni utilizzabili anche ai fini degli screening Anticovid che come è noto rientrano nei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza). La nuova griglia di valutazione delle performance sanitarie delle regioni tiene conto, infatti, dei percorsi ospedalieri, dei controlli e dei tamponi oltre che dei test sierologici somministrati.

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