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Davide Bifolco e Salvatore Giordano, l’incoerenza di De Magistris di fronte a queste morti

La vicenda della morte di Davide Bifolco, il diciassettenne ucciso, in dinamiche ancora da verificare, per un colpo partito dalla pistola di un carabiniere, ha scioccato tutto il popolo napoletano e non solo. Nelle ultime ore si sono create due vere e proprie fazioni, chi difende il carabiniere e chi invece, trova inammissibile che in quella determinata circostanza, sia partito un colpo fatale.

Due mesi fa moriva Salvatore Giordano, il quattordicenne ucciso da un cornicione crollato da Galleria Umberto. Un ragazzo deceduto, a causa della negligenza, ormai dirompente nel territorio napoletano.  Sono due casi di cronaca, totalmente diversi, entrambi, però, hanno suscitato un’enorme attenzione da parte dei media e dell’opinione pubblica, forse perché a morire, sono stati due giovani ragazzi, che avevano ancora tutta la vita davanti.

Colpisce, dinanzi a tutto questo, la differenza con cui il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris si è comportato rispetto a queste due scomparse. Lo scorso luglio, il modo di agire del sindaco dinnanzi alla morte del piccolo Salvatore, aveva fatto discutere parecchio. De Magistris, ricordiamo, aveva deciso di non partecipare al funerale del ragazzo, motivando, così la scelta, dalla sua pagina di Facebook: «Oggi è il giorno dell’ultimo saluto a Salvatore, da parte delle persone che l’hanno amato e lo amano, della sua comunità. Ritengo pertanto che la non partecipazione sia una forma di rispetto verso gli stessi, sebbene forse superficialmente non comprensibile (…) È una questione di sensibilità, umana e politica: anche il solo dubbio di “imporre” la mia presenza, in un momento già così tragico, è sufficiente a escluderla». Aveva spiegato che con la sua presenza, ci sarebbero stati turbamenti. Turbamenti dovuti al fatto che la sua persona era stata ritenuta, da gran parte del popolo napoletano, responsabile della tragedia di Via Toledo. Quella decisione, però, non fu vista di buon occhio da molti napoletani, che trovavano inammissibile l’assenza del primo cittadino, al funerale di un giovane ragazzo, morto accidentalmente nella città da lui governata. Poco tempo prima, invece, aveva presenziato all’esequie di Ciro Esposito, il giovane tifoso ucciso durante i tafferugli, avvenuti a Roma per la finale di Coppa Italia. Tutti, quindi, si domandarono, per quale motivo all’ultimo saluto del supporter azzurro De Magistris era in prima linea, e invece, a quello di Salvatore era assente.

Anche la morte di Davide, è divenuta da subito un forte caso mediatico, muovendo l’interesse della gente e del sindaco, che, prontamente, ha rilasciato una lunga dichiarazione sui social network: «È inaccettabile che un ragazzo possa morire in questo modo, a 17 anni. (…)Oggi però vorrei soffermarmi su questa tragedia, sulla morte di un ragazzo di 17 anni. Non accetto la teoria colpevolista, che pure vedo circolare, fondata sul fatto che il ragazzo fosse napoletano e provenisse da un quartiere difficile. Per noi, oggi, é morto Davide, un ragazzo di 17 anni, un ragazzo di Napoli, un figlio di questa amata città, e il sindaco é vicino ai suoi familiari e ai suoi amici». De Magistris, nonostante le indagini siano ancora in corso, sembrerebbe quasi che ha già deciso da quale parte “schierarsi”.  E in veste di sindaco, sarà presente, quasi sicuramente, al funerale di Davide.

Quel che adesso ci si domanda è per quale motivo il sindaco, davanti a due premature scomparse, che hanno scosso entrambe, per ragioni diverse, gli animi dei cittadini, abbia assunto condotte tanto diverse. Dopo la morte di Salvatore Giordano, prima che le responsabilità fossero accertate, De Magistris scelse il silenzio. Oggi, dopo, l’uccisione di Davide Bifulco, è, immediatamente, pronto a parlare, evitando di esprimersi troppo riguardo la violenza del corteo, avvenuto nel quartiere Rione Traiano, subito dopo la morte del ragazzo. I maligni potrebbero pensare che, in vista delle prossime elezioni, a un sindaco possa convenire associarsi ai malumori dell’opinione comune, cosa che, per la morte di Salvatore, non poté fare, poiché quei malumori erano tutti rivolti contro di lui. E, quindi, nonostante la sua veste politica e la morale, che dovrebbe avere qualsiasi essere umano, scelse di defilarsi per evitare “turbamenti”, turbamenti, che avrebbero continuato a creare una “cattiva pubblicità”  alla sua persona.

 

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