Cultura

DIEGO GUIDA: “NOI EDITORI DEL SUD CHIEDIAMO ATTENZIONE PARTICOLARE DA PARTE DELLE ISTITUZIONI”

 

Diego Guida, editore, consigliere nazionale dell’AIE (Associazione Italiana Editori) e membro del comitato direttivo, è stato ospite di Samuele Ciambriello nel corso della trasmissione “Dentro i fatti” in onda settimanalmente su Radio Club 91.

 

Nei giorni scorsi al Pan si è tenuto un incontro con gli stati generali dell’editoria internazionale. Di cosa si è discusso?

“L’incontro al PAN ha rappresentato un momento importante per noi editori della Campania che abbiamo avuto modo di incontrare colleghi provenienti dagli Stati Uniti, dal Marocco, dalla Tunisia, dalla Polonia, dalla Turchia e da altri Paesi per lo scambio di dei diritti. Ci lamentiamo sempre della difficoltà della nostra editoria di uscire dai confini nazionali e questa per noi è stata un’ottima opportunità. Credo che anche i risultati siano stati buoni perché molti colleghi hanno negoziato e intermediato acquisti e vendite di diritti”.

 

Come Lei ha ribadito, ora bisogna dare spazio ai fatti…

“Ora bisogna strutturare queste azioni. Noi editori diamo dei segnali molto forti e questa è stata un’importante manifestazione pubblica. Ora è indispensabile e non più prorogabile una normativa e un’attenzione specifica da parte della nostra regione”.

 

Il vostro è un patrimonio prezioso e va sostenuto. Cosa chiedete alle istituzioni?

“Noi editori non avanziamo esclusivamente richieste economiche. La nostra richiesta è quella di avere un’attenzione particolare. È inconcepibile che si ragioni soltanto su diritti e brevetti delle proprietà industriali, come è avvenuto lo scorso 17 dicembre in occasione di un incontro promosso da Sviluppo Italia Campania, non considerando che tutto sottende al diritto d’autore”.

 

Quando parliamo di sviluppo del comparto culturale consideriamo anche tutto quello che c’è intorno (cinema teatro ecc). Di tutto questo ci accorgiamo soltanto quando si verifica un grande evento…

“Sì, ci accorgiamo dopo del nostro grande patrimonio culturale e non facciamo nulla affinché diventi un sistema che permetta di avere una visibilità e un’attenzione particolare al di fuori del nostro territorio.  Ci aspettiamo che la regione comprenda quanto l’editoria sia messa a sistema con le attività del cinema, del teatro ecc”.

 

Un’ultima domanda su Napoli. Questa città di cosa ha bisogno? Come possiamo parlare di speranza?

Napoli sta dando dei segnali di grande vitalità. Nel mondo del libro, dopo la chiusura di tante attività storiche e dopo un momento di sconforto, le attività private si sono rivoltate e stanno aprendo tante librerie e sigle editoriali. C’è una profonda diversità dovuta al cambiamento dei tempi. Non esiste più il grande negozio, ma realtà che dimostrano attenzione verso il settore. Il segnale dal privato è partito, ma è necessario che non si lasci tutto alla libera interpretazione ma che venga strutturato un percorso culturale”.

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