Abbandono scolastico degli adolescenti. Perchè tanti lasciano anche se non hanno prospettive? Nella cultura si vincono e si persono tutte le sfide.

La campanella suona per tutti allo stesso orario e allo stesso modo si entra in classe. Con la speranza di uscirne presto, con la certezza che quello è e sarà il  regno dei nostri ragazzi per diversi anni.

Hanno iniziato le superiori 590mila adolescenti. Ma uno su quattro non arriverà al diploma e non lo farà spesso per ingrossare il numero di coloro che sono occupati nel niente, cioè non lavorano nè studiano.. Il deserto avanza. Abbandoneranno cioè l’istruzione prima dei 18 anni. L’abbandono scolastico è un’ipoteca sul presente e sul futuro.All’inizio dell’anno scolastico una rivista specializzata, Tuttoscuola, ha pubblicato un impietoso resoconto sulla dispersione scolastica in Italia dal 1995 ad oggi

In Campania, mostrano i dati di Tuttoscuola, l’abbondono è altissimo:22,643 studenti su 77.657 dal primo anno di iscrizione del 2013 non sono arrivati al diploma,il 29%. Il tasso più alto, dopo la Sardegna, dove gli addii su un corpo studentesco più piccolo,ovviamente, sono il 33%. Una voragine. Il dossier della rivista specializzata Tuttoscuola riscostruisce l’andamento degli alunni di licei, tecnici e professionali dal 1995 ad oggi. Mostra così le Regioni più attente allle speranze dei giovani (come l’Umbria) e quelle dove il problema è ancora esteso ( Sardegna, Campania, Sicilia e Toscana). Un sistema formativo che fabbrica dispersione diventa una macchina che gira a vuoto.

C’è un fallimento sociale, culturale, educativo, problemi annosi, scarse risorse, istituti non a norma, ma anche storie e scommesse vinte in silenzio. C’è una comunità resistente che non cede al cinismo generalizzato, agli slogan di governo, alle politiche improvvissate. Ma si sa la scuola è sempre “realtà aumentata”, perchè è il contrario del generico.Ci si interroga molto sulle cause di questo abbandono, soprattutto perché molti ragazzi lasciano la scuola non per lavorare, ma per ingrossare le file dei cosiddetti neet, giovani non occupati in niente, né nello studio né nel lavoro. Si tratta di una condizione molto preoccupante, perché mette la persona in uno stato di perenne incertezza e inattività, il che a lungo andare genera sfiducia nelle proprie capacità e difficoltà a progettare il proprio futuro. Una società senza le energie fresche dei giovani è una società destinata a morire.

Lo Stato investe sull’istruzione secondaria quasi 7000 euro all’anno per studente.. Tuttoscuola ha calcolato come in vent’anni l’investimento bruciato arrivi alla cifra vertiginosa di 55,4 miliardi. Le cifre dei 150mila che ogni anno abbandonano le aule, con lo Stato che perde quasi tre miliardi, dovrebbero attirare l’attenzione di una politica che fatica, invece, ad affrontare il male alla radice.

Lasciano i ragazzi ma non riusciamo a comprendere quello che è giusto per loro, perchè gli da fastidio la scuola, perchè non è un’aspirazione possibile, perchè hanno necessità di “arrangiarsi” e lavorare, perchè non riescono a stare in classe, perchè non sono motivati ad andare avanti. Certo un disagio che inizia a casa. Serve un nuovo patto che coinvolga i genitori, i rgazzi e i docenti. Bisogna ripartire dalle fondamenta. Ricominciando dall’ascolto, dalle competenze di base, da lezioni pratiche. Ripartire dal rimotivare i docenti che hanno gli stipendi più bassi d’Europa e dall’impegnare di più i docenti con gli alunni. E poi basta con riforme della scuola che centrifugano priorità ed investimenti ad ogni Governo.

Tra i banchi si vincono e si perdono tutte le sfide, evitiamo di considerare l’istruzione da una parte e la società dall’altra.

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