CHI NON VA A VOTARE NON FA L’AMORE! DI FRONTE AL DOVERE DEL VOTO NON VALGONO NE’ ALIBI NE’ ANTIPOLITICA!

Sono convinto che la politica sia complessa, ed io appartengo alla schiera di coloro che detestano le semplificazioni. La politica torna ad essere centrale, importante e riconosciuta, se smette di centralizzare, di ridurre a sé tutto, di essere impermeabile a ciò che la circonda. E parafrasando Paolo VI è una forma di carità:”una delle forme più alte, più nobili ed esigente per costruire il bene comune.” Certo, personalmente ho constatato che non sempre ha passaggi logici, etici, ho vissuto molte delusioni e flebili speranze. In questo mese di campagna elettorale, alla fiera delle ipocrisie ho letto troppe dichiarazioni dei nostri politici in cui palesemente loro stessi non credono, molti loro programmi sono pieni di impegni incompatibili con il nostro debito pubblico. Abbiamo assistito ad una campagna elettorale confusa, priva di programmi attendibili. Piuttosto che trovare chi non ha mai fatto Politica, cerchiamo di valorizzare chi ha già fatto! C’è chi proclama l’inesperienza come un valore, il non aver fatto politica come una virtù.Il richiamo all’innovazione (o forse solo la sua rappresentazione retorica) in politica è oggi potentissimo e eccezionalmente fragile.

La politica è diventata una guerra di bande per la spartizione del potere con il rischio che ogni singolo partito o movimento godrebbe della nostra astensione domenica 4 marzo, anche se l’astensione è un segno di disamore, di sfiducia e perfino di disprezzo, perché sarebbe lasciare carta bianca a chi non vuole riformare la democrazia e rinnovare la politica.

Al momento, certe rilevazioni demoscopiche indicano la possibilità di un’Italia divisa politicamente in tre tronconi e senza una stabile maggioranza.. E’ il ritratto di una democrazia a rischio di usura e un popolo ondivago, ingrato e senza realismo. Grazie al cielo, i pronostici, con una certa frequenza, non colgono nel segno.

Nel corso degli anni ho sperimentato come l’impegno nel sociale, nei percorsi di solidarietà siano il lievito per la buona politica e l’antidoto per la cattiva politica.Con la crisi delle ideologie è tramontato anche il partito cattolico.  Papa Francesco auspica la buona politica. A costruirla, uomini e donne di forti ideali e di solida professionalità. Evitando gli arroccamenti, andando nelle strade tutte. Via via modellando una società di “liberi e forti” di sturziana memoria, che non erano i cattolici, non solo i cattolici. Riformare la democrazia con testimoni veri e programmi realisti. Rinnovare la politica con donne ed uomini che vivono il radicamento territoriale e la radicalità delle scelte.Se pensiamo al significato della parola riformare, i significati, da vocabolario, possono essere due: formare di nuovo qualcosa, o trasformare qualcosa, attraverso modifiche e innovazioni. Riforma e riformismo, sono due termini molto utilizzati e pertanto, anche molto abusati. A volte sono parole per indicare che c’è necessità di cambiamento, ma non indicano in quale direzione deve andare questo cambiamento. Fondere è mettere insieme, unire più elementi in un tutto organico. Deriva, però, dal latino “fundere”, versare, far uscire un liquido o un materiale incoerente dal recipiente in cui è contenuto, immettendolo in un altro, o gettandolo, spargendolo. Si riforma la democrazia se si cambia la politica.
Ma cosa di questa politica va cambiato, va fuso, messo insieme e cosa no?
La risposta del qualunquismo e dell’astensione non serve. La risposta non può essere voto o non voto. O votare senza avere memoria. Per gli indecisi ecco un messaggio postato sulla pagina Facebook del PD. Frase secca:” Chi non vota PD non fa l’amore”. In molti rideranno e rifletteranno turbati su questo monito di Celentana memoria. Non proprio una minaccia ma un appello alla ragione e alla felicità.

Sicuramente andare a votare è un dovere, un civico senso del dovere. Votiamo votiamo qualcosa resterà. Scegliamo chi propone programmi«realistici e credibili», siamo  disponibili al dialogo e informiamoci sulle scelte politiche, per comprenderle ed eventualmente criticarle, prima di giudicarle sommariamente. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella  ha avvertito che un nuovo calo della partecipazione alle urne «costituirebbe il sintomo di un indebolimento della fiducia nelle istituzioni comuni e quindi uno stato di salute meno florido della nostra democrazia». E spiega che, davanti a questo dovere non valgono certi alibi su cui continua a crescere l’antipolitica. Per lui, infatti, «non si può configurare una contrapposizione tra istituzioni malfrequentate e una mitizzata e ideale società civile: sappiamo che non è così».

I cittadini non restino a guardare. Buon voto a tutti. Non è il momento di voti di ripicca.

 

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