I Suicidi in carcere. Vari fattori portano al suicidio. Che fare?

Il suicidio è un fenomeno complesso che può essere causato da una serie di fattori, sia individuali
che ambientali. Nelle carceri, il suicidio è un problema particolarmente grave, in quanto la
popolazione carceraria è già a rischio di vulnerabilità ed isolamento. In Italia, il numero di suicidi in
carcere è in forte aumento. Nel 2022, si sono registrati 84 suicidi, il numero più alto dal 1990.
Questo dato è allarmante, in quanto rappresenta un aumento del 70% rispetto al 2021. Basti pensare
che solo nei primi giorni del 2024 secondo i dati forniti dal Ministero della Giustizia aggiornati al
22 gennaio dello stesso anno, nel carcere di Poggioreale (Napoli) si sono registrati tre suicidi. Il
primo suicidio si è verificato il 15 gennaio, il secondo il 16 gennaio e il terzo il 22 gennaio sempre
dell’anno 2024. Il carcere di Poggioreale è il più grande carcere d’Italia ed il più affollato d’Europa.
Al 22 gennaio 2024, la popolazione carceraria del carcere di Poggioreale era di 2.350 detenuti, a
fronte di una capienza regolamentare di 1.500 detenuti. Sempre da inizio anno 2024, a livello
nazionale, si sono registrati 15 decessi di cui 8 suicidi.
Cause dei suicidi in carcere
I fattori che possono portare al suicidio in carcere sono molteplici. Tra i più comuni, in estrema
sintesi, si possono annoverare:
• Problemi di salute mentale: i detenuti con problemi di salute mentale sono più a rischio di
suicidio e necessitano di un supporto psicologico, psicoterapeutico, psichiatrico e sanitario che li
possa seguire dall’inserimento nel luogo di restrizione, nel proseguo del soggiorno oltre che, non
meno importante, momento di uscita definitivo dal luogo di detenzione e nel re-inserimento in
società in quanto tale passaggio è ricco di stati emotivi che passano dall’euforia, alla paura,
passando nell’incertezza sulle proprie prospettive di vita futura.
• Difficoltà di adattamento alla vita carceraria: l’isolamento, la mancanza di stimoli e la
mancanza di contatti con l’esterno possono portare a sentimenti di depressione e disperazione.
Infatti anche i detenuti che sono alla data di carcerazione “privi di problemi di salute mentale” sono
vittime , seppur in realtà dei rei, dell’insorgere di patologie-disturbi di natura mentale scatenati
dall’ambiente restrittivo circostante e che molto spesso si presenta sovraffollato, scarsamente
igienico e privo di prospettive ri-educative veramente valide e progettuali in termini di lavoro professione e di re-inserimento sociale.
• Problemi relazionali: i detenuti che hanno problemi relazionali con la famiglia, gli amici o i
compagni di cella sono più a rischio di suicidio. Questa tipologia di detenuti avrebbe necessità di
percorsi di supporto in ambito affettivo-relazionale e per coloro che hanno figli all’esterno, il tema
della “genitorialità” risulterebbe centrale in questi casi.
• Condizioni carcerarie inadeguate: le condizioni carcerarie inadeguate, come la
sovraffollamento la mancanza di spazi adeguati e la mancanza di personale qualificato, possono
aumentare il rischio di suicidio. L’ultima sanzione europea alle carceri italiane è stata comminata
dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o
degradanti (CPT) nel dicembre 2022. Nel suo rapporto, il CPT ha rilevato che il sovraffollamento
rimane un problema grave nelle carceri italiane, con un tasso di popolazione carceraria che supera il
130% della capienza regolamentare. Il CPT ha inoltre rilevato che le condizioni di detenzione sono
ancora inadeguate in molti casi, in particolare per quanto riguarda lo spazio vitale, l’igiene, l’accesso
alle cure mediche e l’assistenza sociale.

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