IL NATALE E’ UN MISTERO D’AMORE, L’ANNUNCIO DI UNA GIOIA E DI UNA SPERANZA PER TUTTI. DIO SI FA PERSONA UMANA.

“Ci sono sguardi che possono cambiare tutt’a un tratto la vita: in ogni storia di amore, in ogni vocazione, non c’è forse il lampo di uno sguardo che ci fa sentire scelti, eletti, amati? “Ha guardato, ha posato lo sguardo sulla piccolezza della sua serva”, e Maria vi ha risposto con l’umile “sì”. Certo, vi è qui uno scarto enorme tra chi guarda e chi è guardato, vi è una distanza abissale, ma colmabile: non dal basso verso l’alto, bensì dall’alto verso il basso, perché non è Maria che si innalza, è Dio che si abbassa a livello terra, è Dio che guarda l’humilitas (da “humus”, terra) della sua serva. Ed è proprio l’humilitas a offrire lo spazio perché l’humus, la terra, possa diventare grembo portatore di Dio! “Quando pregherete a casa, davanti al presepe con i vostri familiari, lasciatevi attirare dalla tenerezza di Gesù Bambino, nato povero e fragile in mezzo a noi, per darci il suo amore. Questo è il vero Natale. Se togliamo Gesù, che cosa rimane del Natale? Una festa vuota. Non togliere Gesù dal Natale! Gesù è il centro del Natale, Gesù è il vero Natale! Capito?”, così papa Francesco. Il cristiano, avendo incontrato Gesù, non può che essere “un testimone e un araldo di gioia”.
Natale: in quell’umile nascita le intuizioni della più antica teologia cristiana, l’annuncio di una gioia e di una speranza possibili per tutti. Il divino e l’umano. Nel presepe quell’inaudito incontro, un modo che sfidi le nostre paure e le chiusure del cuore. La «notizia gioiosa», che in greco si dice «vangelo», è in se stessa inaudita: Dio si fa persona umana. Cioè Dio rinuncia alla sua onnipotenza, alla sua divinità per stare al passo di ciascuno di noi, mettersi al nostro fianco e camminare con noi sperimentando la fatica e l’allegria, la debolezza e la speranza. Non è una finzione perché Gesù è veramente «uomo» nella pienezza della sua umanità. E’ qui la «novità» del Cristianesimo: nessuna religione, prima e dopo di esso, oserà mai tanto abbassare la divinità al livello dell’umanità. Per tutte le religioni ciò è sinonimo di contaminazione e negazione del soprannaturale. Questa «gioiosa notizia», ragione del nostro stesso esistere, non può restare chiusa nel segreto della nostra coscienza, ma deve essere condivisa perché la gioia, a differenza del dolore, è diffusiva, partecipativa e contagiosa. Per questo a Natale entriamo nel profondo di questa rivoluzione che accade «dentro» di noi e “in mezzo a noi”. Dio è con noi, cioè si fida di noi, facendosi uomo! E’ generoso questo Dio Padre! Egli viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all’uomo e farsi trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia o nel dolore. Pertanto la terra anziché continuare ad essere una “valle di lacrime”(per l’egoismo umano), essendo il luogo dell’incontro di Dio con l’uomo, della solidarietà di Dio con gli uomini, deve divenire per tutti “un giardino armonioso” dove i fiori mostrano la bellezza dei loro colori senza gelosia. Dio ha voluto condividere la nostra condizione umana al punto da farsi una cosa sola con noi nella persona di Gesù, vero uomo e vero Dio. Ma se il Natale non è una favola,ma un mistero d’amore,dove,come si è rivelato Dio?
La soluzione proposta dal vangelo di Natale consiste nel dirci che Dio si è rivelato a noi, si è dato a conoscere a noi, non “per mezzo di”, ma “in” Gesù. Ogni religione ha proposto la sua “rappresentazione” di Dio. Quella che propone il cristianesimo è Gesù. Perché Gesù è la “rivelazione” (“parola”) di Dio, fatta “umanità” (sarx = carne). Detto ciò, incontriamo Gesù in tutto quello che è veramente umano. Non lo incontriamo principalmente nei dogmi e nei rituali religiosi, ma nell’insieme della vita, in tutta la vita, in tutto quello che è vita. Questo è la cosa più profonda che possiamo dire su Dio. Questo è lo stupore,la meraviglia che apre davvero alla comprensione del Natale:”tenerezza e misericordia del nostro Dio.”
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria.”: Luca non scrive che la Parola creatrice “si fece uomo”, come ci saremmo aspettati, ma “si fece carne”(divenne carne= sarx). La carne indica l’uomo nella sua debolezza, la debolezza dell’esistenza umana. <divenire> è diverso da <essere>. Il divenire carne della Parola è il punto di arrivo della storia di Dio che si comunica all’uomo.
Allora ha ragione il mio amico Passionista padre Carlo Cautillo:”L’annunzio di Natale che diventa Augurio è: poiché Dio è sceso verso gli uomini umanizzandosi, gli uomini non devono salire a Dio per divinizzarsi, ma devono umanizzarsi sempre più perché si manifesti il divino che è in loro.”L’eco, la sorpresa, il fascino di questo avvenimento scuotono la terra, percorrono le strade della storia, toccano la vita di uomini e donne, raggiunti nelle loro ferite, nel desidero di bellezza, nell’aspirazione di bontà, verità, amore. Ogni anno, ogni giorno spunta nuovamente il Natale.
Ecco Natale,ecco il bambin Gesù:ogni bambino sa essere ingenuamente luminoso. E’ Lui la nostra cometa! Auguri.

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