SINODO DEI VESCOVI SUI GIOVANI: VOCAZIONE PERSONALE E IMPEGNO DI ANNUNCIO E DENUNCIA. APERTURA AI GAY E ALLE DONNE.

Qualcosa si muove.  A piccoli passi  la Chiesa avanza nell’accompagnamento pastorale delle persone omosessuali e nella valorizzazione delle donne nella vita ecclesiale.

Due questioni che, pur se più generali rispetto al tema specifico dell’assise, i giovani e la fede, hanno calamitato l’attenzione durante l’ultimo Sinodo dei vescovi.

Il Sinodo non è un Parlamento”, e il suo risultato “non è un documento”. Lo ha detto papa Francesco, parlando a braccio a chiusura del Sinodo dei vescovi sui giovani. “Anche io voglio dire grazie a tutti”, ha esordito sulla scorta di chi ha parlato prima di lui. Francesco, nel dettaglio, ha ringraziato “il card. Baldisseri, mons. Fabene, i presidenti delegati, i relatori, i sottosegretari, che ho detto che avevano lasciato la pelle nel Documento preparatorio, e adesso credo che ci lasciano a noi le ossa!”, ha scherzato il Papa. “Grazie agli esperti”, ha proseguito: “Abbiamo visto come si passa da un testo martire a una Commissione martire, quella per la redazione del documento finale, con tanto sforzo e tanta penitenza”.

Tre parti, 12 capitoli, 167 paragrafi, 60 pagine: così si presenta il Documento finale della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Il testo è stato approvato nel pomeriggio del 27 ottobre nell’Aula del Sinodo. Il Documento è stato consegnato nelle mani del Papa che ne ha, poi, autorizzato la pubblicazione.Il Documento finale del Sinodo guarda al contesto in cui vivono i giovani, evidenziandone punti di forza e sfide. Tutto parte da un ascolto empatico che, con umiltà, pazienza e disponibilità, permetta di dialogare veramente con la gioventù, evitando “risposte preconfezionate e ricette pronte”. I giovani, intatti, vogliono essere “ascoltati, riconosciuti, accompagnati” e desiderano che la loro voce sia “ritenuta interessane e utile in campo sociale ed ecclesiale”. Non sempre la Chiesa ha avuto questo atteggiamento, riconosce il Sinodo: spesso sacerdoti e vescovi, oberati da molti impegni, faticano a trovare tempo per il servizio dell’ascolto. Di qui, la necessità di preparare adeguatamente anche laici, uomini e donne, che siano in grado di accompagnare le giovani generazioni. Di fronte a fenomeni come la globalizzazione e la secolarizzazione, inoltre, i ragazzi si muovono verso una riscoperta di Dio e della spiritualità e ciò deve essere uno stimolo, per la Chiesa, a recuperare l’importanza del dinamismo della fede.

E’ unanime la richiesta che vi siano più donne negli organi collegiali decisionali della Chiesa, mentre sull’apertura alla pastorale per le persone omosessuali il Sinodo si divide:178 sì contro 65 non placet.

Ampia, poi, la riflessione sui “diversi tipi di abuso” (di potere, economici, di coscienza, sessuali) compiuti da alcuni vescovi, sacerdoti, religiosi e laici: nelle vittime – si legge nel testo – essi provocano sofferenze che “possono durare tutta la vita e a cui nessun pentimento può porre rimedio”. Di qui, il richiamo del Sinodo al “fermo impegno per l’adozione di rigorose misure di prevenzione che ne impediscano il ripetersi, a partire dalla selezione e dalla formazione di coloro a cui saranno affidati compiti di responsabilità ed educativi”. Bisognerà, dunque, sradicare quelle forme – come la corruzione o il clericalismo – su cui tali tipi di abusi si innestano, contrastando anche la mancanza di responsabilità e trasparenza con cui molti casi sono stati gestiti. Al contempo, il Sinodo si dice grato a tutti coloro che “hanno il coraggio di denunciare il male subito”, perché aiutano la Chiesa a “prendere coscienza di quanto avvenuto e della necessità di reagire con decisione”. “La misericordia, infatti, esige la giustizia”.

Il documento finale esce poco dopo che il Papa pronuncia parole drammatiche sullo stato della Chiesa la quale, dice sta vivendo un “momento difficile, è perseguitata da accuse continue e, quindi, è il momento di difenderla tutti insieme.”Il Pontefice ha terminato con questa riflessione il breve intervento che ha chiuso, prima della recita corale del Te Deum, il Sinodo suoi giovani. «È un momento difficile perché l’accusatore – ha detto – tramite noi attacca la madre e la madre non la si tocca», ha sottolineato riferendosi alla Chiesa. Papa Francesco ha ricordato l’antica definizione della Chiesa “casta meretrix”, santa ma con i figli peccatori. Le accuse alla Chiesa, ha insistito il Pontefice, diventano «persecuzione» come accade ai cristiani d’Oriente, ma «c’è un altro tipo di persecuzione, con accuse continue per sporcare la Chiesa». La Chiesa però «non va sporcata, i figli siamo sporchi tutti», «i figli siamo peccatori», «ma la madre no, dobbiamo difenderla tutti, e per questo ho chiesto di pregare il rosario».In conclusione, se di svolta si può parlare, anche per questo Sinodo sui giovani, così come per altri momenti del nuovo corso bergogliano, tale è solo sul piano pastorale. La dottrina semmai la si lascia sullo sfondo, non la si evoca più a gran voce.

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