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EMANUELE, il disco RAP che ha cambiato le regole del gioco

 

La lava incandescente prodotta dalla  dicotomia GEOLIER- EMANUELE ribolle all’interno del disco e viene alimentata dall’altalenante proiezione di due mondi: quello del lusso che si trova a vivere Geolier  e quello della sensibilità del diciannovenne Emanuele.

E’ passato più di un anno ormai ed a dirlo sembra davvero un’infinità di tempo, ma dal 10 ottobre 2019 ad oggi in realtà, sembra passata solamente un’ora.

Troppo attuali i testi di Geolier, che nel suo primo album “Emanuele” conta 16 tracce completamente in Napoletano.

Sa che questo è il suo momento, Emanuele lo avverte e rappa come se già sapesse che quel disco distruggerà le cuffiette di tutti. Crudo in Intro,  il primo pezzo del disco; Geolier regala ai fan quasi una lettera di sfogo. Parole dure, sentite, vere che raccontano chi è stato, quel che è diventato e quello che inevitabilmente il futuro gli riserverà.

Emanuele non tralascia l’amore, uno dei punti fermi della sua vita e lo manifesta attraverso brani ormai famosissimi  come “ Senz e me, Na catena e Voglio sul’ a te

Il disco, prodotto quasi interamente dal direttore artistico del progetto Dat Boi Dee, è incredibilmente versatile e suscita un enorme curiosità negli appassionati e non solo, il modo in cui con una facilità disarmante Geolier passi dall’introspezione presente in testi come” Dreams” alla cattiveria con cui rappa in Provino, Chicano e Mucho Dinero.

Troppa rabbia, troppo talento, troppe cose da dire per Geolier che è apprezzato subito  anche dai big come Luchè presente nel disco nella traccia “Yatch”, riuscendo quindi a conquistare anche la fiducia dei fan della vecchia scena. Il collegamento tra vecchia e nuova scena è un treno che viaggia all’ennesima potenza su un binario diritto, il rap a Napoli è culto ormai e lo conferma il fatto che Luchè, che sa della bravura del suo team, fondi  la propria etichetta discografica, la BFM e tra i talenti curati, mi viene in mente un nome a caso: proprio  Geolier.

Troppe collaborazioni importanti, c’è inevitabilmente da chiedersi qualcosa. Anzi c’è inevitabilmente da ascoltare qualcosa. Si, la storia di un ragazzo, che nell’ultima traccia del disco si mette a nudo e parla ad Emanuele di Emanuele, scoprendo completamente la sua anima al pubblico.

Ti trascina nel suo mondo, le strade di Napoli, gli amori ormai andati, le porte in faccia. “Non ti arrendere” ti sussurra inconsapevolmente. Lui non l’ha fatto e se ne vanta nel brano “New York” in cui grida ai suoi fan chi è ormai Goelier nella scena;

“Chisto nun me’ sapeva, mo me sape”, “ Lui non mi conosceva, ora mi conosce”.

Luchè non è l’unico featuring importante del disco, all’interno di “Emanuele” ci sono altri due colossi del Rap Italiano.

Nella traccia “Como te” che inizialmente era presente su Youtube interamente cantata da Emanuele, Emis Killa piazza una strofa da urlo realizzata in quarto d’ora giusto per ricordare che il Rap Game è un gioco serio.

La collaborazione con Gue Pequeno nasce un po’ per caso invec ; al Palapartenope, un noto locale di Napoli, si tiene un concerto Rap in cui sono presenti tanti artisti e si trova anche MV Killa, uno degli amici storici di Geolier a cui Gue confessa la propria ammirazione verso quel pezzo che qualche anno prima due ragazzini hanno caricato su Youtube.

MV KILLA, quasi trema ed incredulo chiama Geolier. Già, quei due ragazzini erano proprio loro ed in poco tempo sarà ultimata: “ Amò ma chi te sap?” – Geolier ft Gue Pequeno, MV KILLA  .

L’altro featuring è “Mamacita” con un il suo grande collega ed amico Lele Blade con il quale aveva già collaborato in diversi pezzi.

 

Sembra la favola di un ragazzo che ce l’ha fatta, no? Proprio così perché quando credi  tanto in un sogno, lo realizzi e quando poi arriva il momento di godersi il panorama devi scegliere bene con chi condividere la panchina e Geolier lo sa ed infatti cita il suo migliore amico Cristian nel brano “Mala”.

“Cristian è stato il primo a credere in me” dirà in seguito in un’intervista.

Il disco EMANUELE racchiude la  consapevolezza di aver bruciato le tappe,  il passaggio da astro nascente a rapper affermato, un incastro di metrica e flow di un ragazzo di 19 anni, il continuo trasmettere il proprio stato d’animo al pubblico, che sia positivo o negativo.

C’è qualcosa che lo differenzia dal resto, forse l’aggressività delle barre o il fatto che rappi solo in lingua Napoletana, sta di fatto che l’album è un continuo trasporto di emozioni. Ti catapulta nelle realtà che ogni ragazzo di periferia vive, ma ti concede due punti di vista: quelli di Geolier e di Emanuele.

E quanto può essere poi rischioso ultimare un album completamente in Napoletano? Puoi precluderti un bacino di utenza vasto, no? Ma ad Emanuele questo non importa. Gli andava di raccontare se stesso e gli andava di farlo attraverso quel flow, quel dialetto che l’aveva avvicinato al sogno.

“Ma chest’ si durasse’ mo fosse cchiù bello” – “ Se tutto ciò durasse, sarebbe bellissmo.” Scrive in “Dreams”, perché per quanto magari provi a celarla la sensibilità esce sempre fuori.

Le tracce sono ovunque, nei club, nelle auto ed ai live la gente si diverte e il delirio totale viene raggiunto al momento  dell’unico pezzo che Geolier aveva paura di pubblicare perché non pensava potesse sfondare: “Narcos”.

Passano nove mesi, nove mesi di sold out ovunque in Italia ed Emanuele si lascia scappare in una diretta Instagram che sta scrivendo il repack del disco. Fan impazziti ed alternative alle stelle. Risultato?

Il 10 Luglio 2020 è disponibile “Emanuele Marchio Registrato” a rafforzare il concetto, come a dire ormai ci sono io.

“Tu che t’ domand’ chi song, no sacc’ manc’ io” – “Tu che ti chiedi chi sono, non lo so nemmeno io”, con questa frase iniziava il primo brano del primo disco di Emanuele, ma questo profondo dualismo che scinde in due la personalità di Emanuele Palumbo viene spazzato via stavolta da un Geolier spavaldo, fiero di quel che è diventato. Il risultato del duro lavoro, dei sacrifici fatti, delle notti in bianco passate a consumare fogli bianchi  ed un mare di inchiostro è manifestato nei cinque brani che compongono il repack.

 

“Aggio perso già tre voli, piglio o Jet privato” – “ Ho perso già tre voli, ma prendo il Jet privato”, così canta in “Capo” una sana arroganza quella di Geolier che piace a tutti, tutti si identificano nei suoi testi. Ascoltandolo sei felice ce l’ha fatta, lo percepisci come un tuo amico che è riuscito a realizzare il suo sogno e ci tiene a gridarlo forte a  tutti.

Un terremoto di personalità che scuote dentro,

“M’hanno ittato miez’ e lupi e ne so asciuto capobranco!.” – “ Sono stato scaraventato in mezzo ai lupi, ma ne sono uscito capobranco”. E’ forte il messaggio che Geolier lancia ai propri ascoltatori, non bisogna abbattersi alle prime avversità, bisogna essere resilienti, combattere come ha fatto lui riuscendo ad imporsi alla grande.

Emanuele coltiva il suo personaggio alla perfezione e ora è diverso ascoltarlo per i vecchi fan, se prima era Geolier che parla di Emanuele ora è Emanuele che parla di Geolier.

“Rint’ addu Vuitton c’agg ritt: loc’ o riesto’ è mancia” – “Da Vuitton ho detto: il resto è mancia”.

Il lusso, lo sfarzo ora sono messi  palesemente in vetrina da Geolier che deve “driblare” la propria emotività chiarendo la propria posizione, il proprio valore all’interno della scena Italiana.

Due pezzi da vincitore di guerra, “ Capo e Vittoria” appunto.

Ma Emanuele, se pur giovane, sa bene che il suo pubblico lo ha apprezzato anche per la sua forte sensibilità e quindi regala ai propri fan un remake del brano di “Na Catena” con la finalista di X Factor 10, Roshelle.

Tra le due voci nasce una sinergia pazzesca, una sintonia di flow che regala al brano incredibilmente una marcia in più.

Un equilibrio illogico va a spasso nei testi di Geolier, la devastante bravura di Emanuele concatena una serie di tematiche totalmente differenti tra di loro, creando un divario quasi abissale tra lui e chi prova a farlo come lui. Un po’ come quando a scuola dicevano “è intelligente, ma non si applica”.

Invece Geolier con il rap no, è intelligente e si applica.

Insieme a Dat Boi Dee formano un duo  perfetto, con l’uso dell’autotune al punto giusto la voce di Geolier sembra adattabile a qualsiasi base musicale. Riesce ad incastrarsi melodicamente dove vuole. La prova più evidente è “Moncler” uno dei cinque inediti. In questo brano Geolier sembra riallacciare i rapporti con l’Emanuele di un anno fa e confessa alla propria amata:

“Ce stann guardann tutt’ quant, vir’ oramai nun me’ fa niente cchiù” – “ Ci stanno guardando tutti, ma ormai non mi fa più effetto”. E’ abituato ormai al successo,ai riflettori al fatto che la gente lo osservi anche per il semplice gusto di farlo; Geolier è in cima ormai nonostante lo si possa guardare e pensare ancora: “ Ma è così giovane!”

Emanuele partendo da Secondigliano, un quartiere di Napoli è riuscito a coronare il suo sogno, pedalando su una bici che non lo fa stancare mai riesce ad allenarsi così tanto, che l’unico suo limite diventa il riuscire a non farsi concorrenza da solo.

Troppi featuring, troppe hit prodotte in poco tempo al di fuori del disco, ma il suo stile non opacizza nessun brano. Che una traccia faccia parte del disco o meno, non c’è differenza. Ogni canzone riscuote successo.

All’interno di Emanuele Marchio Registrato l’unico brano ancora non citato è “Sorry”,   in questo brano  Geolier parla a qualcuno e si confida dicendo:

“Me ngripp’ ngopp a cerevella, no ngopp’ a na borsa” – “E’ il cervello che m’interessa, mica la borsa che indossi”; quasi come a voler dire sono ancora io, nonostante le cose siano cambiate un bel po’.

E quindi quel dualismo che sembrava scomparso riaffiora tra le righe.

Il rap di Emanuele Palumbo, di Geolier che con 21 brani totali all’interno di disco e Repack ha totalmente rivoluzionato il rap. Tutti vogliono collaborare con lui. C’è qualcosa che lo differenzia dal resto. Ma è inutile chiedersi cosa. Meglio ascoltarlo e lasciarsi trasportare dalla verità dei suoi testi.

“Ti voglio tutta mia” scrisse in un post su Facebook qualche anno fa’, chissà se si aspettava tutto questo. Chissà se quel sogno che aveva era forse più piccolo di quello che sta vivendo oggi.

Chissà quando ascolta il proprio disco cosa pensa, quali sono le emozioni. Se è riuscito a far arrivare completamente il messaggio che voleva trasmettere inizialmente ai propri fan.

Un messaggio che ti faccia capire l’importanza dello sconforto, della solitudine dai quali puoi imparare tanto. Dall’Emanuele più cupo può nascere il Geolier più forte. Dai momenti più bui, può nascere la vittoria più bella.

Il suo nome, il nome dell’album. Emanuele, l’intento di volercela fare a tutti costi da solo.

Le cose nascono per caso, ma poi vanno curate. Maniacale, la realizzazione del disco. Non ci sono errori, le reazioni dei big della scena sono tutte pro. E’ “Emanuele” il disco più forte del momento. Un momento però che non dura proprio un momento, forse qualche anno.

E’ l’imprevedibilità che funziona. Sa fare RAP, sa fare Trap e perciò Geolier con il suo disco inonda qualsiasi classifica ricoprendo la terza posizione nella classifica ufficiale degli album più venduti d’Italia con EMANUELE e la seconda posizione con EMANUELE MARCHIO REGISTRATO l’anno dopo.

Risultati del genere non nascono casualmente ed infatti in rete impazzano i video di un Geolier giovanissimo, quasi un bambino che rappa nella propria stanzetta.  “Nemmeno Rocco Hunt conosce le sue strofe come me” dirà in un ‘intervista; il rap l’ha studiato, il talento l’ha coltivato ed il sogno l’ha custodito gelosamente.

L’ha conquistata la propria città.

Napoli è stata il primo passo. L’Italia il secondo. Ma ora inizia la corsa…

Un disco che racchiude qualcosa in più di 21 brani.

“Tutti quelli che ascoltavo da bambino ora sono presenti nel mio disco” dirà Geolier.

Uno storia perfetta, il disco Emanuele è una lezione di vita.

 

 

 

 

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