Officina delle idee

Identikit dei candidati alle primarie

Un candidato autorevole, unitario, campano. E’ l’identikit su cui il Pd da settimane ragiona senza trovare la quadra. Mentre scriviamo, infatti, a bocce ferme, va registrato che De Luca è già in campagna elettorale, tra riunioni, comizi e i manifesti “Mai più ultimi”. Il suo refrain c’è già, è vince e governa chi “saprà proporre un ruolo vincente per la Regione nella competizione globale, avrà la credibilità e la forza per eliminare i sei milioni di ecoballe e bonificare la Terra dei Fuochi, saprà garantire solidarietà e sicurezza senza aver paura anche della repressione, una sanità che non provochi le mutilazioni dei diabetici o con i pronti soccorso simili a campi di battaglia, creerà lavoro con il pieno utilizzo dei fondi europei, la rigenerazione urbana, l’umanizzazione dei quartieri, lo sviluppo dell’agroalimentare, la valorizzazione ambientale, la digitalizzazione, vince e governa chi è un uomo libero, senza padrini e padroni, che non chiede voti alla camorra”.

C’è poi la giovane deputata lettiana Angelica Saggese già pronta ai nastri di partenza. Pasionaria, i più la ricorderanno per le sue doti e competenze amministrative, ma soprattutto per aver occupato la federazione deluchiana di Salerno insieme a Vaccaro, all’indomani delle primarie per il segretario regionale che le costò la sospensione dal partito.

Gli altri, i riformisti, gli ex popolari, i giovani turchi, i lettiani, i pittelliani e i renziani (e spero di non aver dimenticano nessuno) stanno provando a trovare un’intesa unitaria. Sì perché, sostengono, non si può tornare indietro con le lancette a cinque anni fa, De Luca ha il torto di non aver scelto di svolgere la funzione di capo dell’opposizione in questi anni e non ha la forza, stavolta, di battere Caldoro. C’è bisogno invece di un candidato che non solo vinca le primarie ma abbia maggiori possibilità di vittoria. La chiave è ripartire dal progetto. “Occorre una proposta politica di qualità e bisogna allargare l’alleanza” dichiara il capogruppo regionale del Pd Raffaele Topo. “Al centro – spiega – vi dovrà essere qualità della proposta politica e capacità di innovazione e coerenza tra le forze che si mettono insieme e che vogliono governare. Bisogna però arrivarci con il massimo di coesione ed evitare che ci sia una contesa muscolare all’interno del partito». Sulla stessa lunghezza d’onda il consigliere Peppe Russo twitta: «Non c’è un candidato ma c’è almeno un progetto che si offre. Non ci si può limitare a dire no a Vincenzo De Luca». Con un punto chiaro su cui tutti convergono e da quale non si intende tornare indietro: il candidato deve essere campano, espressione delle potenzialità e della classe dirigente regionale. Come dire stop alla candidatura di Andrea Orlando, come pure era trapelato da Roma. Nei corridoi si vocifera che questo percorso invece porterebbe dritto a primarie con l’europarlamentare Andrea Cozzolino, “l’unico in grado di fermare De Luca”.

In questo quadro, la Fonderia ha avuto proprio il merito di rimettere al centro e in rete “il progetto”, idee e contenuti, di ritrovare una comunità, rimotivare alla partecipazione politica tante persone, far emergere una nuova leva, è non è poca cosa. Non è però riuscita a imporre una nuova leadership regionale, se è vero che non è arrivata l’investitura attesa da Roma per Pina Picierno e che, tra i protagonisti più applauditi, ci sono stati proprio quelli e gli stessi di cinque anni fa, Bassolino e De Luca. Si dirà che in tre giorni non era possibile indicare un nome e che, invece, si è inaugurato un metodo fecondo dello stare insieme. «Il percorso è questo – ci aveva spiegato proprio su Linkabile Valeria Valente il giorno di apertura della Fonderia – prima la proposta politica, poi le alleanze, infine il nome da candidare per costruire una alternativa forte e solida a Caldoro”. Quasi un assillo, per scongiurare primarie fratricide, che Orlando riprende al termine dei tre giorni: “No a candidati ipertrofici – dice il ministro dal palco – no a modelli autoreferenziali che hanno caratterizzato la stagione politica alle nostre spalle. Prima il progetto. Prima un patto per la Campania, poi le candidature alle primarie.Chiunque vinca, i cittadini sapranno che sarà l’interprete di un progetto di tutti, del partito e della Campania civica”. Ancora più esplicito e lucido, come suo solito, Antonio Bassolino: “Ma il PD contro Caldoro vuole vincere, vero?” chiede l’ex governatore. “Se si vuole vincere è indubbio che la scelta più giusta e coerente sarebbe quella di individuare una personalità autorevole, stimata, possibilmente conosciuta e soprattutto unitaria, capace di avere il consenso convinto della grande maggioranza del PD, di SEL e di eventuali altre forze. In questo caso le primarie sarebbero di fatto confermative e segnerebbero anche l’avvio di una campagna elettorale che avrebbe molte possibilità di successo”. Ma, è l’interrogativo di Bassolino, “si sta lavorando, a Roma e a Napoli, per questo? Si sta ragionando sulle personalità giuste, si stanno stabilendo rapporti e contatti? ”

L’identikit rimanda ad una figura autorevole e, tra queste, c’è senza dubbio il magistrato Raffaele Cantone, attuale presidente dell’Autorità anticorruzione, il cui nome per una candidatura a Presidente della Regione del centrosinistra circola da tempo nei palazzi del Pd e della politica campana. L’unico in grado di ricompattare il Pd e vincere Caldoro. Ma, quando a Città della Scienza, lapidario Cantone risponde: «allora il Pd non sarà molto unito» non solo si smorzano gli entusiasmi e si stroncano le aspettative, ma diventa chiaro a tutti che, forse, i contatti romani che auspica Bassolino non sono poi tanto insistenti e che, probabilmente, dopo i casi emiliani e calabresi, Renzi si guarda bene dall’intervenire pure in Campania.

D’altronde Francesco Nicodemo, renziano dalla Leopolda, promotore della Fonderia, fino a pochi giorni fa in segreteria nazionale del Pd per occuparsi di comunicazione e ora a Palazzo Chigi, lo aveva di fatto anticipato: “Il tema è se siamo in grado di trovare dentro e fuori dal Pd una personalità che abbia il riconoscimento di tutti per battere Caldoro: non mi pare. Allora dobbiamo passare per i cittadini con le primarie, nell’ottica delle secondarie. Perciò dobbiamo candidare uno che può vincere”. E Nicodemo ha le idee chiare: “Per battere Caldoro – spiega – serve un profilo innovativo, su cui non pesino gli errori del passato e che segnali cosa non è stato fatto in Regione e cosa intende fare in dieci punti. Insomma, dobbiamo provare a recuperare il surplus di voti ottenuto alle Europee. E non è una questione necessariamente generazionale, quanto piuttosto di sostituire i destini generali a quelli personali”. Insomma primarie vere, mettendo in campo un progetto alternativo al centrodestra, condiviso con un nuovo patto con gli elettori e la società civile. La condizione, avverte Bassolino, è “che siano primarie serie, con candidati (quelli che sembrano profilarsi: Picierno, De Luca, Cozzolino, Saggese e/o altri) che si fronteggiano e si rispettano, e con il doveroso impegno di tutti a sostenere il candidato che risulta primo”. “Cedere un po’ della nostra sovranità” come dichiara Orlando.

Questo è il guado che ha dinanzi il Pd campano. Una sfida difficile, tant’è che la direzione, convocata da Assunta Tartaglione, probabilmente deciderà di prendere tempo e arrivare alle primarie a fine novembre, se non addirittura a dicembre.

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