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IL CENTRO DESTRA LOGORATO DAI “CONTI INTERNI”.MANCA UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE. L’ANALISI DI SALVATORE CASTELLO.

di Salvatore Castello

Caro direttore hai fatto bene ad aprire il dibattito post amministrative dal versante del centrodestra. Se ci penso, mi viene davvero una tristezza profonda… Su 76 amici napoletani (con diritto di voto in loco) sono andati a votare soltanto in 3… Decisamente “pochini” per provare a voltare pagina. Tutto sommato, hanno fatto più bella figura coloro che non si sono “esposti”.

Al di là della chiosa “personale”, ciò che davvero ha caratterizzato il ballottaggio partenopeo di ieri, è stato l’astensionismo consumato a frotte, e la cosa fa (davvero) molta tristezza, perché non si può lasciar decidere il destino di una città da nemmeno il 50% degli aventi diritto.

Da uomo di destra sono molto deluso. Da cittadino, lo sono ancora di più…

Il centrodestra, in generale, e quello partenopeo, in particolare, avrà molto su cui ragionare. Queste elezioni, a Napoli, non le ha perse Lettieri (che si è battuto fino all’ultimo secondo “contro tutto e contro tutti” e con idee che meritavano miglior fortuna). Queste elezioni le hanno perse i resti di quel che resta di un passato partitico che non sa proprio più arrivare, né al cuore, né alla testa delle persone.

Il centrodestra, purtroppo, si è fatto logorare dalla voglia di “regolare i conti interni” e dall’assurda necessità di stabilire gli eventuali rapporti di forza in seno alla “coalizione”: una vera e propria lotta per la città, non c’è stata. Il dato politico finale – drammatico ed oltremodo desolante è questo!”

I partiti, non soltanto dovranno (ri)tornare a lavorare (realmente) tra le persone, nei territori, ma dovranno anche (seriamente) intervenire sulla questione morale. Pur essendo un garantista, l’opportunità politica di certe scelte resta pur sempre fondamentale.

Da cittadino appassionato ho dato il mio piccolo contributo. Tanti altri pure lo hanno fatto: peccato che l’esito complessivo non sia stato dei migliori, purtroppo. Evidentemente, da un lato, ci volevano molti più cittadini “dediti alla causa”, dall’altro, era richiesta molta più presenza da parte di chi, pur essendosi candidato, c’ha messo la faccia senza farlo fino in fondo…

La sintesi conclusiva è che, alla fin, fine, non ha votato l’intera città, ma soltanto una sua parte (per la precisione il 35,99% degli aventi diritto) ed in “quella parte”, i “socialisti” ci hanno creduto molto di più.

Purtroppo, saranno altri cinque anni di nulla. I “Gigginiani”, da un lato, continueranno a crogiolarsi nell’astrazione della sedicente rivoluzione “zapatista”; dall’altro, tra un esecuzione e l’altra della camorra (anche quelle consumate ai danni degli innocenti), continueranno a raccontarci la “favoletta” della “Napoli che sarebbe stata restituita ai Napoletani”.

Intanto, nel delirio di “quello che proprio non c’è”, Napoli continuerà a cadere fisicamente a pezzi; l’economia cittadina continuerà ad essere in ginocchio; i fondi Europei (non spesi per incapacità di programmazione) continueranno ad essere rispediti al mittente e le periferie continueranno a patire disfunzioni, carenze variamente date ed assenza, reiterata e continuata, delle Istituzioni. Loro saranno contenti lo stesso, però: “gli basterà” cantare “oh bella ciao” (come hanno fatto questa sera subito dopo l’esito del voto) e tutto “andrà bene”.

Al centrodestra, purtroppo, non restano nemmeno le canzoni: manca “lo spartito”; mancano le idee; manca una visione; manca un “direttore” e mancano finanche “i suonatori”.

Non ho idea se il PD stia messo meglio. Chissà. Forse. E’ da capire…

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