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Il Garante campano Ciambriello sulla morte di Cutolo: “Sono per uno stato forte, ma non vendicativo”

Pochi giorni fa, il 17 febbraio, è deceduto Raffaele Cutolo, detto “O professore”, fondatore e capo della “Nuova Camorra Organizzata”, detenuto presso il carcere di Parma in regime di 41bis. Il decesso è avvenuto presso l’ospedale Maggiore di Parma, dopo un periodo di lunga malattia che l’aveva ridotto in uno stato di incoscienza e sofferenza. Nonostante le sue critiche condizioni di salute, che perduravano da lungo tempo, le sue richieste di concludere la sua pena e la sua vita in detenzione domiciliare, con la sua famiglia, sono state rigettate ed è stato sempre confermato, per lui, il regime del cosiddetto carcere duro, poiché si temeva che la sua presenza potesse comunque essere pericolosa o rinsaldare i rapporti con la criminalità territoriale.

La notizia della sua morte ha dato vita a diverse reazioni nell’opinione pubblica, una parte della quale si è lasciata andare a manifestazioni di giubilo e vendicative. Mai si dovrebbe gioire per la morte di un uomo, qualunque siano le atrocità da questo commesse, diversamente non saremo meno colpevoli dello stesso carnefice. Il Questore ha vietato il trasporto della salma e la cerimonia funebre pubbliche, proprio per evitare indesiderati atti di illegalità, considerato lo spessore criminale del defunto. Non bisogna neppure illudersi che con Cutolo, nonostante fosse un grande simbolo, sia scomparsa la camorra, che ancora oggi controlla spesso indisturbata i nostri territori.

Al riguardo si è espresso il Garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello: “Cutolo è stato sicuramente un boss spietato, cercato e temuto, seminava morte e applausi come Santista. E’ stato un ingranaggio di un potere italiano variegato e complesso che ha messo insieme Stato e criminalità, politica e interessi economici e giudiziari. La camorra quando lui “contava” non era l’Antistato, ma era dentro lo Stato e le Istituzioni.  Aveva un controllo totale nelle carceri, e chi si opponeva a lui, per la verità pochi eroi, morivano. Le sue vittime innocenti erano state lasciate sole, intorno a loro, si era fatto il vuoto, o venivano delegittimate. Facciamo memoria, con gesti di speranza, di questi testimoni della resistenza e del coraggio. E’ morto da vegetale, non riconosceva più moglie e figlia.  Io non esulto per la sua morte, non riesco a gioire.  Sono per uno Stato forte, autorevole, non autoritario e vendicativo.

 

A cura di Giusy Santella

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