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Il Garante Ciambriello ricorda il dott. Raffaele De Iasio: “Una persona schiva e riservata,fino all’ultimo ad operarsi per i carcerati. La sua testimonianza per tutti gli operatori sanitari e penitenziari è di monito per tutti.”

In una Campania “blindata”, dove la speranza di tutti è quella di tornare al più presto alla normalità, ancora è presto per tirare un sospiro di sollievo. E infatti, la Campania piange un’ennesima vittima del coronavirus tra i camici bianchi. Questa volta, la specialistica ambulatoriale interna di Napoli piange la scomparsa di Raffaele De Iasio. 61 anni, sposato, due figli, medico legale responsabile sanitario del carcere di Secondigliano.

 

“Persona schiva e riservata, fino all’ultimo ad adoperarsi per i carcerati. La sua testimonianza è di monito per tutti e non solo per gli operatori sanitari. Non trovo le parole adatte per ricordarlo, non ho parole per chi ancora continua a non prendere sul serio la pandemia nelle carceri. Solo un senso di vuoto, un senso di colpa e l’altro giorno è morto per Covid al Cotugno un detenuto di Poggioreale, Giuseppe, di 68 anni”. Così il garante campano dei detenuti, Samuele Ciambriello, commentando la morte di De Iasio.

Il medico era ricoverato per covid nel Cardarelli. “Perdiamo un amico riservato e serio, un professionista vicino alla persone che rappresentava, vale a dire agenti di Polizia penitenziaria e detenuti”. Così

Pino Guadagno, presidente della Commissione medica di verifica del Mef di Napoli che ha competenza sulla Campania, commentando la scomparsa del dottor Raffaele De Iasio (medico legale responsabile del carcere di Secondigliano). De Iasio era componente della Commissione presieduta da Guadagno.   “Questa ennesima vittima – aggiunge il presidente della Commissione – dimostra, ancora una volta, come gli operatori sanitari siano sempre più esposti al contagio e alle sue conseguenze”.

La specialistica ambulatoriale interna di Napoli piange la scomparsa di Luigi Pappalardo (diabetologo Torre del Greco) e Raffaele De Iasio (medico legale

responsabile del carcere di Secondigliano). Entrambi poco più che sessantenni, i due medici sono scomparsi quasi in contemporanea. «In meno di un mese – ricorda con dolore Gabriele Peperoni, vicepresidente nazionale del SUMAI) – abbiamo perso tre colleghi. La dimostrazione, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che ci troviamo al cospetto di un nemico che non guarda in faccia a nessuno, che sta colpendo tutte le categorie mediche e sanitarie indistintamente e subdolamente. Donne e uomini che nonostante il pericolo continuano a svolgere il proprio dovere, la propria professione, la propria missione». Gli specialisti ambulatoriali del SUMAI – dicono dal  sindacato – onoreranno i propri caduti continuando a lavorare e operare negli ospedali, nell’università ma soprattutto nelle strutture territoriali e a domicilio dei pazienti laddove con malcelata superficialità non sempre si forniscono dispositivi di sicurezza e mezzi all’altezza dei rischi incombenti. «Alle famiglie dei colleghi caduti – conclude Peperoni – va la più profonda solidarietà e vicinanza di tutti gli specialisti, di tutti i medici». 

 

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