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Il meglio e il peggio di tutta l’Italia nel rapporto OCSE

Sorpresa sorpresa. Pensavate che Lombardia e Piemonte fossero le regioni in cui si sta meglio? O forse che il titolo di “regione più vivibile d’Italia” spettasse al Centro, magari alla ridente Toscana o alla verde Romagna? Sbagliato. Il luogo comune secondo il quale al Nord si vive meglio, ahinoi, ancora una volta è azzeccato. Ma bisogna salire ancora al più nord in questo caso. Lo rivela l’ultimissimo rapporto dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che da anni monitora il lifestyle non soltanto italiano, ma di tutti i 34 Paesi membri e delle loro 362 regioni, e lo fa esaminando 8 diversi indicatori che vengono valutati con un voto da 0 a 10. Per la precisione, si parla di ambiente, impegno civico, istruzione, occupazione, reddito, salute, servizi e sicurezza.

Il primo premio va in questo caso al Trentino Alto Adige, che si aggiudica la prima posizione per il suo massimo dei voti quanto a salute e sicurezza, categorie dove eccelle anche l’Emilia-Romagna. Pare che le Province Autonome di Trento e Bolzano si siano distinte stavolta per la situazione di benessere diffuso, garantito dal numero di persone occupate in età lavorativa, dall’alto tasso di scolarizzazione, e anche dal bassissimo numero di omicidi. Decisamente più basso il punteggio ottenuto nella sezione ambiente, dove brilla invece la Sardegna. E dove si mettono in mostra, in un modo tutto negativo, il Veneto e la Lombardia, che a causa degli altissimi livelli di inquinamento della Pianura Padana vengono rimandate con uno zero tondo tondo. Non se la cava tanto meglio il Piemonte, fermo a 0.6. Primato negativo anche per la Campania, che risulta tra le ultime regioni da qualunque punto si esamini la sua situazione, e ultimissima quanto a lavoro con 0.3 su 10.

Nel complesso, emergono le notevoli discrepanze tra il Nord e il Sud della penisola: lì più opportunità di lavoro e più istruzione, qui, nonostante i progressi registrati dal 2000, procediamo ancora a passo di lumaca. Ma, al di là delle suddivisioni regionali e territoriali, nel nostro Paese il 58% degli individui di età compresa tra i 15 e i 64 hanno un lavoro retribuito, e il rapporto tra uomini e donne è quasi paritario. Poco al di sopra della maggioranza è anche il livello di scolarizzazione generale, col 56% di individui adulti con un diploma di scuola superiore. A ben guardare, dove gli italiani sono carenti è il grado di soddisfazione generale: sembra che non riusciamo proprio ad essere contenti di quel che abbiamo e di come viviamo.

A chi si chieda a cosa mai possa servire un rapporto del genere, la risposta è semplice. Non si tratta di una semplice classifica per additare al mondo intero vizi e virtù degli abitanti del mondo, ma di un incentivo ai governi dei Paesi membri per capire cosa ancora c’è da fare e dove bisogna continuare a lavorare, magari attingendo agli esempi migliori del Canada e dei Paesi Scandinavi (Svezia in pole position), dove, da quel che risulta, la popolazione non potrebbe essere più felice di così.

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