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IL MUSEO DEL CORALLO : I TESORI “NASCOSTI “ DI TORRE DEL GRECO

Quasi tutti conoscono Torre del Greco come “città del corallo”. Il corallo è da trecento anni, infatti, la forza portante dell’artigianato della città, artigianato che si è evoluto al punto da divenire una vera e propria forma d’arte unica nel suo genere e famosa in tutto il mondo. Non tutti sanno, però, che le migliori e più rappresentative opere di questi “artisti del mare” sono esposte pubblicamente al “Museo del Corallo” , nato dalla volontà della famiglia Ascione di ripercorrere la storia dell’azienda attraverso l’esposizione di documenti originali e delle più significative creazioni dall’Ottocento fino al contemporaneo. Nonostante gli innumerevoli restauri alla struttura e l’incorporamento dell’Istituto Statale d’Arte, oggi il primo piano del palazzo è ancora come ottant’anni fa e ospita ancora tutte le opere raccolte dal sogno di Taverna. Nelle teche splendono sculture in corallo, cammei finemente decorati, opere in argento, madreperla, ardesia e persino pietra lavica. Spiccano fra tutti, alcuni capolavori fra cui la coppa di ardesia e corallo dello stesso Taverna, che apre la collezione. Il gruppo di statuette in mosaico di madreperla e conchiglia che rappresentano “Adorazione dei Magi” stupiscono per la varietà di colori brillanti; l’edicola con Madonna con Bambino in trono impone tutta la sua sacralità attraverso i bagliori rossi del corallo e la lucentezza della madreperla; la mobilità surreale delle piccole “Sirene” che sembrano schiarirsi mentre nuotano immobili. Viene da chiedersi il motivo per il quale, in una città con una nascente attrattiva turistica, specialmente nel periodo estivo, il museo che più rappresenta l’intera comunità debba essere così limitato, visti i pochi visitatori . Indubbiamente l’intera struttura deve rispettare esigenze scolastiche, ma ciò non dovrebbe in nessun modo influire su un patrimonio culturale ed economico della città. Forse, oggi come ottant’anni fa, abbiamo bisogno di uno straniero che ci insegni a valorizzare ciò che ci appartiene da sempre e speriamo che, a differenza del Taverna, questo nuovo straniero non decida di portare i nostri “tesori” altrove, sotto riflettori migliori.

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