Cultura

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della Celebrazione del “Giorno del Ricordo”

Roma, Si è svolta al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la celebrazione del “Giorno del Ricordo”.  Nel corso della cerimonia, aperta dalla proiezione di un video di Rai Storia, sono intervenuti: il Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, il professore Giuseppe De Vergottini, lo storico Giovanni Orsina, ordinario di Storia contemporanea alla Luiss Guido Carli, e il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani.

L’attrice Maria Letizia Gorga ha letto alcuni passi tratti dal libro “La bambina con la valigia” di Egea Haffner e Gigliola Alvisi.

L’orchestra giovanile G. Tartini di Trieste ha eseguito i brani musicali : “Crisantemi” di Giacomo Puccini e Allegro dalla “Sonata A4 in Re Maggiore” di Giuseppe Tartini.

Erano presenti alla cerimonia il Presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, il Vice Presidente della Camera dei deputati, Giorgio Mulè, in rappresentanza del Governo il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano, esponenti del Governo, del Parlamento, autorità civili e appartenenti alle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati.

In precedenza nella Sala degli Specchi dopo un indirizzo di saluto del Ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, il Presidente Sergio Mattarella, coadiuvato dal Ministro e dal Presidente della FederEsuli, ha premiato le Scuole vincitrici del Concorso “10 febbraio – Amate Sponde. Ricostruire l’esistenza dopo l’esodo, tra rimpianto e forza d’animo”.

La cerimonia, si è conclusa con il discorso del Presidente della Repubblica, che ha sensibilmente palesato l’importanza di ricordare questi eventi come punti di riferimento nella nostra storia, di seguito ho messo a fuoco i momenti più salienti:

«Sono passati quasi vent’anni da quando il Parlamento istituì, con una significativa ampia maggioranza, il Giorno del Ricordo, dedicato al percorso di dolore inflitto agli italiani di Istria, Dalmazia, Venezia Giulia sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi nella drammatica fase storica legata alla Seconda Guerra Mondiale e agli avvenimenti a essa successivi». La legge, con puntuale completezza, recita: “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del Ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

Ha aggiunto, «Vessazioni e violenze dure, ostinate, che conobbero eccidi e stragi e, successivamente, l’epurazione attraverso l’esodo di massa. Un carico di sofferenza, di dolore e di sangue, per molti anni rimosso dalla memoria collettiva e, in certi casi, persino negato. Come se le brutali vicende che interessarono il confine orientale italiano e le popolazioni che vi risiedevano da secoli rappresentassero un’appendice minore e trascurabile degli eventi della fosca epoca dei totalitarismi o addirittura non fossero parte della nostra storia».

«In realtà, quel lembo di terra bagnato dall’Adriatico, dove per lungo tempo si è esercitata, con fatica e con fasi alterne, la convivenza tra etnie, culture, lingue, religioni, ha conosciuto, sperimentandoli e racchiudendoli, tutti gli orrori della prima metà del Novecento, passando – senza soluzione di continuità – dall’occupazione nazifascista alla dittatura comunista di Tito».

Un territorio colmo di ricchezza, di bellezza e di cultura, alimentato proprio dalle sue differenze, che ha subìto il destino immeritato di veder sorgere sul proprio suolo i simboli agghiaccianti degli diversi totalitarismi: le Foibe, il campo di prigionia di Arbe, la Risiera di San Sabba. Ringrazio tutti gli intervenuti: il ministro Tajani, il professor De Vergottini, il professor Orsina, per le importanti riflessioni; l’Orchestra Tartini, la magnifica orchestra giovanile e femminile; Maria Letizia Gorga per aver dato corpo e voce ai ricordi di una bambina esodata».

«Ricordi tratti da un libro le cui pagine coinvolgono chi lo legge, come a me, leggendolo tempo fa, è avvenuto. Tutti loro hanno contribuito, oggi, a fare memoria di quegli accadimenti tristi e violenti e a farla condividere.

Va altresì detto, con fermezza, che è singolare e incomprensibile che questi aspetti innegabili possano mettere in ombra le dure sofferenze patite da tanti italiani. O, ancor peggio, essere invocati per sminuire, negare o addirittura giustificare i crimini da essi subiti».

Figure luminose, in quella terra martoriata – come il vescovo di Fiume e poi di Trieste/Capodistria, Antonio Santin – non esitarono, dopo aver difeso la popolazione slava dall’oppressione nazifascista, a denunciare, con altrettanta forza d’animo, la violenza e la brutalità dei nuovi occupanti contro gli italiani.

Nessuno deve avere paura della verità. La verità rende liberi. Le dittature – tutte le dittature – falsano la storia, manipolando la memoria, nel tentativo di imporre la verità di Stato.

La nostra Repubblica trova nella verità e nella libertà i suoi fondamenti e non ha avuto timore di scavare anche nella storia italiana per riconoscere omissioni, errori o colpe.

La complessità delle vicende che si svolsero, in quegli anni terribili, in quei territori di confine, la politica brutalmente antislava perseguita dal regime fascista, sono eventi storici che nessuno oggi può mettere in discussione».

Ha poi evidenziato: «Siamo oggi qui, al Quirinale, per rendere onore a quelle vittime e, con loro, a tutte le vittime innocenti dei conflitti etnici e ideologici».

«Per restituire dignità e rispetto alle sofferenze di tanti nostri concittadini. Sofferenze acuite dall’indifferenza avvertita da molti dei trecentocinquantamila italiani dell’esodo, in fuga dalle loro case, che non sempre trovarono rispetto e solidarietà in maniera adeguata nella madrepatria».

«Furono sovente ignorati, guardati con sospetto, posti in campi poco dignitosi.

Tra la soggezione alla dittatura comunista e il destino, amaro, dell’esilio, della perdita della casa, delle proprie radici, delle attività economiche, questi italiani compirono la scelta giusta. La scelta della libertà.

Alle vittime di quelle sopraffazioni, ai profughi, ai loro familiari, rivolgiamo oggi un ricordo commosso e partecipe. Le loro sofferenze non dovranno, non potranno essere mai sottovalutate o accantonate».

Ha concluso: «Troveranno corrispondenza, rispetto e solidarietà a seconda di quanto saremo in grado di proseguire sulla strada di pace, di amicizia, di difesa della democrazia e dei diritti umani, intrapresa con l’approvazione della Costituzione Repubblicana, con la scelta occidentale ed europea, con la costante politica per il dialogo, la comprensione, la collaborazione tra i popoli».

Questo particolare tema è molto caro al Presidente Mattarella, ha sempre sostenuto e messo in evidenza questa fase storica che spesso quasi si è voluto far “passare”…

Da notare che il giorno dl ricordo è commemorato in rispetto alle dovute consuetudini dove per esempio fuori agli edifici pubblici o meglio presso le caserme la bandiera è issata a mezz’asta in segno di lutto e rispetto delle tante vittime che in maniera brutale e orrenda posero la vita.

A cura di: Raffaele Fattopace

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