Cultura

La povertà di un’Italia che non sa

No, non è , il titolo della canzone di Carosone quella del “televisionato ddt bicarbonato solfo ricinoleato grammi zero,zero tre”. E’ il titolo di un  curioso libretto trovato su una bancarella. In  esso la farmacista della Speranzella, nei Quartieri Spagnoli, riporta i bigliettini  che la gente gli manda per ordinare medicine o chiedere consigli. Questi bigliettini sono riprodotti così come sono pervenuti, scritti su pezzi di carta strappati da qualche quaderno.

Il libretto inizia con la riproduzione di questo testo: «Dottoressa mi serva na pumata per focore di sotto.» Prosegue poi con una vera epistola: «Cara dottoressa vi prego se mi potete dare questo farmaco a mia nipote Carmela. Scusatemi e grazie il Dio vi benedica anche a tutti in famiglia.Un saluto affettuoso al dottore e Gianni.» C’è la madre amorosa che chiede per il suo bambino «Un boccaciello di fritto misto», e la signora afflitta da faringite che scrive: «Cara signora dotoresa cio la cola che mi fa male. Datemi cuaccosa buona. Grazie»

Tutti questi bigliettini sono scritti con grafia incerta, infantile, con grande confusione di maiuscole e minuscole. La mia  prima e irriflessiva reazione è stata quella di un sorriso di fronte a tanti “scontrufoli”. Penso che anche voi stiate reagendo così. Però, un attimo dopo il sorriso, sono stato preso da una grande tristezza: siamo nel 2014 e ancora grandi masse di cittadini comuni non sanno scrivere un semplice biglietto.

Allora la scuola ha fallito e la dispersione scolastica sta dando tutti i suoi avvelenati frutti. Quale avvenire moderno e avanzato può avere un Paese con questi tassi di analfabetismo? Perciò lascio i superficiali “saputi” ai loro sorrisi di scherno e penso invece che occorrerebbe, con urgenza, riaprire le scuole di pomeriggio per rialfabetizzare la gente. Oltre tutto, persone così non sapranno mai, per loro sfortuna, che c’è “l’infinito” di Leopardi o “Il Gattopardo” e “Il giovane Holden”.

Sono perciò più poveri non solo economicamente. Altro che risate: è una tragedia.

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